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giovedì 27 luglio 2017

Il solito, impeccabile, spaccato di paese

LA TEMPESTA DEL SECOLO
di Stephen King


Per quel che mi riguarda, una delle opere meno riuscite del Maestro, dalla trama scontata, specie per un kinghiano, ripetitiva e poco stimolante, dal ritmo scarso e dai personaggi piatti, che sembrano riassumere in modo superficiale le caratteristiche dei protagonisti apparsi in precedenza nei suoi romanzi, ma pressoché privi di qualunque peculiarità atta a contraddistinguerli davvero, a conferir loro unicità. 
I soli elementi degni di nota, a mio avviso, sono il fatto che si tratti di una sceneggiatura (l'unica, per quel che mi consta, di Zio Stevie) anziché di un romanzo, e il solito, impeccabile, spaccato di paese, rappresentativo di quel che c'è di buono e di cattivo dell'umanità. Ma soprattutto di cattivo. E ipocrita. E orribile. Che, in sostanza, se vogliamo, costituisce il vero orrore.
L'incipit, in realtà, è anche suggestivo: c'è questa tempesta spaventosa, la peggiore di sempre, che si abbatte sull'isola di Little Tall, recidendo gli ultimi legami con la terra ferma, proprio quando compare un atroce tizio in odore di zolfo, Linoge, che ci ricorda prepotentemente Randall Flagg e che, come da copione, ha intenti maligni... Soltanto che, quando la sua trama si svela, nonostante non manchino sottigliezze e raffinate implicazioni, non è poi sto granché, più che altro perché uguale a troppi altri romanzi del Re (ad esempio, “Cose Preziose”). Se non altro non veniamo offesi da un lieto fine, ma ciò non basta a risollevare il mio giudizio sull'opera, che nel complesso ritengo poco incisiva.
Ad essere sinceri, se non fosse di King, forse potrebbe pure conquistare un discreto, ma essendo sua, mi dispiace, ma mi sa troppo di stesura senz'anima.  
E allora perché recensirla?
Perchè se ad uno è piaciuta, sia avvertito: ancora di più apprezzerà il resto della sua produzione.
Chi, invece, ne è rimasto scontento, non disperi: King ha scritto un sacco di magnifici gioielli, di cui questo può essere considerato solo l'ombra di un antipasto.

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