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lunedì 3 luglio 2017

La verità è Una

LE MANI SPORCHE
di Jean-Paul Sartre


Una delle opere teatrali più intense, polisemiche e affascinanti che ho letto negli ultimi anni, tanto che mi ha fatto sentire una vertigine, umana e narrativa.
Si tratta di una pièce da contestualizzare, suscettibile di essere fraintesa, e che è figlia del suo tempo (è stata scritta nel 1948), ed infatti lo discute e lo critica. Ispirata all'omicidio di Trockij, politico e rivoluzionario sovietico, per mano del suo segretario, riflette sul ruolo dell'intellettuale, sulla strumentalizzazione degli ideali, sulla necessità dell'azione e sulla vanità esistenziale.
Ma io non sono un critico e l'ho vissuta da mera fruitrice, e tanto per cominciare significo questo: che pure deprivata delle sue sovrastrutture, sfondo e correlazioni, resta un'opera pazzesca, piena di forza e di contrasti, impossibili da ignorare.
Intanto sorprende la sua struttura, con un doppio inizio e un lunghissimo flash-back, insolito per il teatro... Ancora di più stupisce sul piano individuale, per quello che è e che non è, e che si crede di essere e sarà creduto essere, Hugo, il suo protagonista, ossia, in soldoni, il segretario assassino. Un'anima bella e torturata che vedremo evolvere e dannarsi, ma per i motivi sbagliati. Che forse sono più giusti di quelli giusti. Eppure anche no.
Ma i personaggi tutti sono interessanti e di spessore, in particolare Jessica, la moglie, e Hoederer, alias Trockij. Tutti crescono, mutano o sono differenti da come sono apparsi all'inizio: persino quando si presentano come stereotipi (la stessa Jessica, ad esempio, e Slick) hanno poi modo di dimostrare, invece, di essere veri.
E poi coinvolge la vicenda, e non per il fatto di sangue in sè, quanto piuttosto per le sue angolazioni, ripercussioni e reinterpretazioni. Che ci fanno capire che la verità è una bugiarda e suscettibile di essere molte, sebbene sia e resti una. 
Ma malleabile, secondo necessità. 
A meno che, chiaro, non si sia un cuore puro come Hugo.
Eccelso.

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