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venerdì 14 luglio 2017

Una pellicola misteriosa e conturbante

MATRIX
di Larry e Andy Wachowski
(1999)


Spettacolare capostipite di una trilogia, di cui i successivi capitoli sono dimenticabili e noiosissimi, ma che ugualmente resta un capolavoro.
Per la genialità della mitologia cui dà luogo (splendido il fumetto, pubblicato in Italia da Panini Comics, con le “storie parallele”) e la potenza stilistica, per la sua complessità, multiforme e logica, aritmetica, e magnificamente angosciante, per l'atmosfera e l'epicità, per i riferimenti ad Alice di Lewis Carroll, per la spettacolarità dei combattimenti (che saranno poco realistici, ma emozionano comunque, e ad ogni modo sono “giustificati”), e per le verità che il film sottende a livello sociologico e filosofico (in particolare, l'incapacità congenita dell'uomo di essere felice). 
Mi è piaciuto in allora, quando è uscito, e i suoi effetti speciali erano sconvolgenti e grandiosi, e continua a piacermi adesso, quando a livello puramente visivo siamo ormai abituati a ben altro, perché riesce sempre a varcare il confine tra conscio e inconscio, passando dall'uno all'altro con fluidità e dinamismo, sguazzando nell'illusione anche mentre la nega!
Trattasi, infatti, di una pellicola misteriosa e conturbante, in cui ogni cosa che viene rivelata ne sottintende mille altre, che si reggono a vicenda grazie ad un'impalcatura ispirata e curata in ogni dettaglio.
Un film fumettoso? Può darsi, ma non riesco a vederlo come un difetto. Al contrario, è indice di immaginazione, visionarietà, amore per l'estetica, la coreografia e l'arte scenografica. Se proprio devo trovargli una pecca la cerco, semmai, nella freddezza di fondo, nella circostanza che mi faccia vibrare il cervello, l'ipotalamo e il ventre, ma non il cuore. Eppure... eppure non la trovo, la pecca. Perchè, date certe premesse, non può che essere così, o lo spirito della pellicola rischierebbe di trasformarsi in buffonata.
Quindi va bene. 
E mi faccio andare giù persino l'algido Keanu Reeves, che di norma percepisco alla stregua di un appendiabiti. Ma che nei panni di Neo è strabiliante.

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