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mercoledì 21 febbraio 2018

Disillusione cocente

TANTE PICCOLE SEDIE ROSSE
di Edna O'Brien


L'inizio inganna. 
Poco importa che ci venga spiegato che il 6 aprile 2012, per commemorare il ventesimo anniversario dell'inizio dell'assedio di Sarajevo da parte dell'esercito serbo-bosniaco, vengono collocate 11.541 sedie rosse (640 più piccole per i bambini) lungo il corso principale di Sarajevo, una per ogni ucciso durante l'assedio. 
Ce lo dimentichiamo appena giungiamo a Cloonoila, un villaggio irlandese. 
E ci illudiamo di vivere una storia d'amore. Quella tra Vlad, il misterioso straniero, e Fidelma, la bella del paese. 
E' già sposata, ma che fa, non siamo bigotti e suo marito non ci garba. Non ci sembra la solita tresca, però. La solita storiella melensa. La prosa è troppo ricercata, troppo lirica. Ci incanta. Le rappresentazioni degli stati d'animo, in particolare, che filtriamo attraverso il ritratto del villaggio, i pensieri, gli afflati.
Solo che poi arriva la doccia gelata.
Ritorna il tema di Sarajevo.
Ritornano i fatti del 1992 “quando la comunità bosniaco-musulmana e quella bosniaco-croata furono terrorizzate e distrutte, una carneficina che col tempo sarebbe diventata nota in tutto il mondo”.
Poco importa che siamo in Irlanda.
Sarajevo ritorna. 
In modo brutale e drammatico.
E ci sono momenti atroci, spietati, crudi.
E momenti tristi.
E confusione, rimorso, panico. Disillusione cocente.
Ma anche spiragli di dolcezza, che, alla fine, ci riconducono a noi stessi, pur diversi da come sempre abbiamo creduto di essere.
Un romanzo inaspettato, pieno di svolte, di pause, di respiri più lenti.
Il primo che leggo di Edna O'Brien.
Non sarà l'ultimo.

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