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martedì 13 febbraio 2018

La fiaba che ti inebria

VITA DI PI
di Yann Martel


Romanzo bellissimo. 
Soprattutto per la trama. 
Ma lo scopri alla fine, quando ti viene rivelato il mistero sotteso a questa fiaba stupenda e improbabile e rivedi tutto da capo, con altri occhi, più lucidi, più critici, in modo più plausibile, che per miracolo non ti si riempiono di lacrime. Ma anche di bellezza, di bellezza sublime ed eterna. Perché non è una fiaba, questa. E fa male. Un male dannato, sanguinante. Ma anche bene. Perché, comunque, alla fine, tu fai come Pi. Scegli la fiaba. E la fiaba ti inebria. 
Ad ogni modo, prima ti gusti il viaggio. E detto così può sembrare strano, visto che si racconta di un terribile naufragio, in cui ci sono sofferenza, solitudine e morte. Ma non lo è se si considerano anche la simpatia e la facondia di Pi, il protagonista, e la situazione assurda in cui si viene a trovare. Naufrago, sì. Ma in compagnia di una tigre, che si chiama Richard Parker. Non una delle più feroci, va bene, ma sempre una belva, e per giunta affamata.
E scopri Dio, in questo viaggio alla deriva.
Lo scopri al di là del suo nome, della religione, nella Provvidenza, nel domani, nella luce e nell'acqua, e davvero ti sembra di credere, alla fine, anche se sei agnostico (l'ho detto, scegli la fiaba). Tra parentesi: significativo, a questo proposito, il fatto che Pi sia al contempo musulmano, indù e cattolico, senza vedere in ciò alcuna contraddizione (è vero, un po' ci fa pensare a “Le Dodici Domande”... e forse dovrebbe indurci a capire qualcosa riguardo alla spiritualità dell'India letteraria). 
Comunque sia, dicevo, scopri Dio e da lui ti senti amato. 
In più le pagine scorrono rapide, scritte in modo accattivante, spiritoso, scanzonato, facendoci sorridere, ma rendendoci altresì partecipi dei momenti difficili e drammatici, portando anche noi, alla fine, mentre siamo tra i flutti, ad affidarci – perché sì, lo facciamo – a Richard Parker. Che è il nostro compagno di sventura, quello che ci motiva e tiene in vita. Ma anche quello che potrebbe decidere di mangiarci.
Lo ribadisco: romanzo bellissimo.

P.S.
Mi è piaciuto anche il film di Ang Lee, che sostituisce alla freschezza e la profondità del linguaggio, la visionarietà delle immagini. Consiglio entrambe le esperienze.

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