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martedì 20 febbraio 2018

Una storia narrata già troppe volte

IL PALAZZO DEGLI INCONTRI
di John Boyne


Nell'insieme un bel libro, ben scritto, avvincente, ma lungi dall'originalità e dall'impatto de “Il bambino con il pigiama a righe”.  
Si svolge su due piani, un capitolo ciascuno, alternati: il passato del protagonista, in continuity, negli ultimi anni della Russia dei Romanov, avventuroso e innocente, nonostante la burrascosa e sanguigna premessa di Kasin e la truce e drammatica inevitabile conclusione, e il presente/passato prossimo, in Inghilterra, con il nostro Georgij adulto e le sue vicissitudini da dopo sposato, che apprendiamo tramite segmenti non consecutivi. In queste pagine un segreto, un segreto enorme, che ci verrà svelato alla fine, ma che intuiamo quasi subito, senza fallo. E' questo, se vogliamo, a guastarci un po' la lettura. Il tema è ben sviluppato e approfondito in modo inedito, suscita empatia e riesce a cogliere diverse prospettive, compreso uno sguardo sul lungo periodo, sul dopo... ma, di fatto, ricalca i passi di una storia narrata già troppe volte e che, per quanto affascinante, ora fa più fatica a sedurre.
Anche i numerosi altri colpi di scena sono prevedibili e quasi di repertorio, tuttavia  si procede volentieri con la lettura. A piacerci sono infatti i personaggi, le descrizioni, la fluidità ovattata dello stile, e l'atmosfera. Si respira amore, in questo libro, un amore forte, fiabesco, con la “A” maiuscola, ma non immune da difetti. E poi c'è Rasputin. Meno importante di quel che si potrebbe pensare per gli ingranaggi della trama, ma straordinario e mostruoso, da far accapponare la pelle, per quel che si dice e per quel che si sottace, e, per contrasto, fa risaltare lo Zar, Nicola II, la cui figura ci intenerisce e di cui impariamo a distinguere il padre, che amiamo, dal regnante, per cui proviamo compassione. E ancora di più, c'è la ricostruzione storica, essenziale, non ridondante, ma preziosa, perché, nonostante – o proprio perché – viene fatta dal punto di vista di un giovane contadino divenuto persona di fiducia dei Romanov. Dal cuore grande, ma non esente da meschinità (si veda il trattamento riservato alla sorella, per il quale ho patito davvero parecchio).
A presto con “Resta dove sei e poi vai”, dello stesso autore.

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