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lunedì 26 febbraio 2018

L'arte di raccontare i sentimenti

MOTOR GIRL
di Terry Moore


Sbaglio a definire Terry Moore il miglior autore completo sulla piazza? Credo di no, e probabilmente anche a giudicarlo solo come sceneggiatore o disegnatore sarebbe comunque in pole position. 
Detto questo, temo che se vi riassumessi la trama di “Motor Girl” obiettereste che è banale, scontata, e che sa di roba vecchia, riciclata e rimescolata. 
Mi direste che si fonda su uno stratagemma quasi ovvio, immediatamente identificabile, che ruba persino un po' a Calvin e Hobbes. 
Avreste ragione.
Ma il punto non è sempre che cosa si racconta. A volte conta come. 
In tal senso la maestria di Terry Moore è ineguagliabile: dall'espressività dei volti alla perfezione del montaggio, dal ritmo incalzante alle emozioni che trapelano con dolcezza inesorabile. Con una novità: non una serie, questa volta, ma un volume unico. In cui ci imbattiamo in UFO, militari, e un gorilla parlante... Drammi veri e immaginazione. E rapporti stupendamente umani, nel senso migliore del termine. 
Moore sa rappresentare come nessun altro i sentimenti, è capace di renderli autentici e cocenti in tutta la loro vividezza senza neppure bisogno di far parlare i suoi protagonisti. 
Ciò non di meno, quando lo fanno, quando si scambiano battute, i dialoghi sono superbi, serrati. Spaccano. Così le sequenze, dal taglio ineccepibile, dalla calibratura impeccabile. 
Sono persuasa che quest'anno leggerò molti fumetti più originali di questo. 
Ma sono altresì persuasa che difficilmente ne leggerò uno raccontato meglio.

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