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lunedì 12 febbraio 2018

Non è più una buffa città...

RIVERDALE


Non ho mai letto i fumetti di “Archie”, non mi è mai capitato. Ma ho visto i cartoni animati di “Zero in Condotta” e di “Josie e le Pussycats”, più il film del 2001 e, saltuariamente, la sitcom di “Sabrina – Vita da Strega”, relativa allo stesso universo narrativo. Un po' pensavo di essere preparata.
Dalla nuova serie tv mi aspettavo il solito consumato triangolo Archie, Betty e Veronica. Qualche risata adolescenziale. Un po' di soprannaturale, un po' di musica leggera, qualche gag frizzantina... 
Invece.
Invece, cavolo!
Questo è un drammone in cui si chiacchiera un sacco, si elucubra ancora di più, e tutto ruota attorno ad un misterioso e spiacevole omicidio (preceduto da tortura). Ma non ci facciamo mancare neppure altri atroci delitti di repertorio (corruzione, bullismo, estorsioni...), più malattie mentali, incesto, e una buona dose di parrucche. Gli adolescenti sono problematici e ribelli, ma i loro genitori sono messi decisamente peggio: non c'è una famiglia sana, un rapporto normale, e passiamo da una situazione torbida, ad una di fuoco, virando spesso nel grottesco.
Perciò, lo ripeto: cavolo!
E non basta... La fotografia è curata, rimarchevole soprattutto sotto il profilo cromatico, la colonna sonora melodica e spumeggiante, e persino il cast presenta qualche sorpresa: Luke Perry (ex Dylan di Beverly Hills 90210) nei panni del padre di Archie e sposato niente meno che a Molly Ringwald! Mädchen Amick (ex Shelley in Twin Peaks), madre di Betty Cooper. E c'è pure Skeet Ulrich (reduce da Jericho), padre di Jughead, oltre ad una comparsa di Barb di Stranger Things...
E, a proposito dei personaggi... Cavolo! 
Betty (Lili Reinhart) è perfetta (nonostante la fronte rugosa), così Archie (K. J. Apa), benché non mi sia simpatico, mentre Jughead (Cole Sprouse) è decisamente più complesso, acuto e interessante di quanto ricordassi. Okay, l'interprete di Veronica (Camila Mendes) è un po' bruttina con quelle labbra sottili, però è comunque brava, e Ronnie stessa viene resa con più sfaccettature della Veronica dell'animazione. Un po' più macchiettistica e stereotipata Cheryl Blossom (Madelaine Petsch), che pure fa spesso da motore all'azione, mentre Reggie, per ora, rimane sullo sfondo, appena delineato. E chi si ricordava che Betty avesse una sorella? E Cheryl un fratello? Anche se... sorge spontanea una domanda: come mai le Pussycats, inclusa Josie, sono diventate tutte nere? A parte ciò, persino i rapporti fra i personaggi seguiranno strade nuove, sfociando, talvolta, in liaisons inedite e insospettabili. 
Conclusa la prima stagione, quindi, posso affermare che questi dodici episodi siano assai più vivaci e stratificati di quanto avrei immaginato, godibili e avvincenti, nonostante la sceneggiatura sia composta spesso da situazioni già sfruttate e la narrazione risulti sovente superficiale e improntata al cliché. Peraltro ci si accontenta:  è già abbastanza che Riverdale non sia una “buffa città”, tanto meno la “più divertente”. Anzi, è peggio di Dallas!!!

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