RUMORE BIANCO
di Don DeLillo
Quanta roba!
Sul serio, questo è un romanzo saturo e saturante che ti manda in overdose. C'è di tutto: dalla polemica contro il consumismo all'ironia cosparsa di genialità, dall'analisi della paura della morte all'introspezione sociale che punta il dito sulla famiglia media americana, dall'immaginazione colorita e scioccante (con tanto di Dipartimento sugli Studi Hitleriani) alla nube tossica che minaccia la città.
Un'opera complessa, pluristratificata, che alterna momenti drammatici ad altri più grotteschi o più leggeri. Un'opera che spiazza, ma incanta, anche, e alterna passaggi statici e riflessioni arzigogolate a scene che ti incidono prima la pelle e poi il cervello – e paiono scritte con l'acido – a riflessioni filosofiche stimolanti, ma con un retrogusto delirante.
I protagonisti, poi, sono assurdi, nevrotici, caricaturali, molto definiti e sempre problematici, ma tanto complicati e contraddittori da sembrare persone vere.
Il segreto, a mio avviso, è lasciarsi trasportare. Avere fiducia. La prosa che in principio ci attrarrà, ma poi diverrà un po' ostica, presto diventerà liquida e scorrerà dentro di noi. E' solo questione di avere il tempo di sintonizzarsi. Mentre la trama, che all'inizio ci parrà un po' incerta e poco articolata, prenderà una direzione precisa, pur nella sua assenza di confini.
Fantascienza?
Forse.
Ma sui generis e che scavalca il genere.
Prossimo obiettivo: Underworld.
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