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venerdì 1 febbraio 2019

Stupendamente ambiguo

YOU


Mancava una serie tv su uno stalker. 
Et voilà: dieci episodi lisci lisci, caratterizzati da buoni dialoghi, qualche buco narrativo (che cavolo, non è possibile che Joe la faccia sempre franca),  ritmo incalzante e una conclusione frettolosa (peccato). Ma soprattutto... da un'ambientazione spettacolare: una grossa libreria di New York. Con qualche godibile riferimento libresco (ad esempio a “Quello che rimane” di Paula Fox, benché, per dire, “Il Conte di Montecristo” che viene regalato al ragazzino Paco, non possa essere quello di Dumas: mica è un romanzetto da trecento pagine, è un tomo considerevole! Ma queste, mi rendo conto, sono considerazioni da nerd...). Ad ogni modo la scrittura ha una parte importante nella trama, dato che la protagonista ha velleità letterarie, e contribuisce a stimolare la visione... Trama che, però, non è originalissima e si basa soprattutto sui personaggi. Ben delineati, a partire dallo stalker (che a tratti incontra persino la nostra simpatia, benché poi finisca per scivolare nell'eccesso indifendibile), stupendamente ambiguo e duplice, e a continuare con Beck, la sua vittima. Sebbene, ammettiamolo, sia vagamente insopportabile e vagamente scemolina. In effetti, la mia prediletta è la sua (perfida) amica Peach. Quasi una caricatura di donna, odiosa, irritante come poche, ma abilissima a far da propulsione alla vicenda. Che però diviene più interessante quando si passa ad altro.
In pratica, non si sta parlando di un capolavoro, non ci sono grandi colpi di scena, e nemmeno grandi colpi di genio, il climax è altalenante, la coerenza pure, per cui se ne può fare a meno. Ma l'intrattenimento è assicurato; i momenti di ristagno sono pochi – e già questa è una gran cosa –, nonostante gli inciampi smielati; le tematiche sottese di grande attualità (la strumentalizzazione malata dei social, il concetto distorto di amore che sfocia nella follia...); i dialoghi – e i monologhi della voce narrante, alias Joe – vivaci, freschi e costellati di umorismo. E di riferimenti gustosi. La violenza c'è, ma si mantiene nel giusto equilibrio: né troppa, né poca, almeno sul piano estetico. E anche se, per altri versi, il sapore è superficiale... si arriva alla fine dignitosamente e senza fatica. Rimanendo delusi, ma non troppo.

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