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martedì 12 febbraio 2019

La fine vale tutto

LA SAGA DI GRIMR
di Jérémie Moreau


Ha fatto incetta di premi e recensioni entusiaste, ma non l'ho comprato subito.
Quando è arrivato in fumetteria l'ho sfogliato e l'ho lasciato lì: i disegni non mi piacevano. Le persone, più che altro. Anche se i colori erano belli e le tavole esercitavano un certo fascino in me, specie i paesaggi mozzafiato.
Due volte sono tornata per esaminare il volume.
Due volte l'ho lasciato lì.
Poi la curiosità ha vinto. 
Per fortuna.
Ed è buffo, perché non l'ho pensato fino a che sono arrivata alla fine. I temi erano originali, inconsueti, a cavallo fra fiaba e mito, l'ambientazioni storico-geografica mi piaceva (l'Islanda del 1783, sfranta dalla povertà e schiacciata dalla Danimarca), e mi induceva approfondimenti e ricerche, ma... un capolavoro? Davvero? 
Sì.
E non per i ghiacciai e i vulcani, non per l'affresco storico o le tematiche sottese. 
Per la fine. 
La fine vale tutto.
E tutto valorizza e sublima e rende eterno.
Anche il protagonista, Grimr, che pure mi ha urtato sino all'ultimo – benché a tratti mi facesse pena, poveretto – con i suoi modi e la sua rozzezza e quei labbroni carnosi ed inguadabili.
La fine è veramente superba. Epica.
E certamente non è l'unica dote del volume: superbe sono anche la fluidità del racconto, la sintesi sinergica tra testo e immagini, la maturità architettonica della costruzione della storia... E sì, anche i disegni.
Ma non sempre basta la prima occhiata per apprezzare qualcosa. 

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