HEREDITARY – LE RADICI DEL MALE
di Ari Aster
(2018)
L'horror migliore che ho visto lo scorso anno, benché a MPM non sia piaciuto granché e si sia persino addormentato.
Ma ci si accorge subito che la pellicola è autoriale, ben realizzata, curata nei dettagli (quei diorami...), con un cast valente – tra cui spicca l'espressiva Toni Collette – e una trama che si dipana lenta, ma inesorabile, scomodando temi non troppo sfruttati e sempre suggestivi, che crescono a poco a poco, ma che poi esplodono.
In effetti in principio, più che come horror, il film si presenta come semplicemente drammatico, con venature oscure. Solo che quando le cose accadono ti travolgono, per crudezza e per imprevedibilità, anche le prime. E persino dopo la scena topica resti lì, allibito, tremante, a tentare di assimilarla. A chiederti se era un sogno o se è successo davvero e a cercare di scacciarla dalle tue pupille (vogliamo parlare della piccola Charlie?).
E poi ci sono tutti quei particolari inquietanti che si sommano gradatamente, fino a che l'affresco si completa e diventa agghiacciante su più livelli, senza fermarsi al filone narrativo, ma scavando più a fondo, nel subcosciente, nell'ancestrale, nel tuo retaggio e nei tuoi ricordi. Così, anche quando la piega soprannaturale diviene inarrestabile e spudorata, noi non siamo increduli. Al contrario: siamo così avvinti dalla trama che ci dichiariamo disposti a seguirla fino in fondo. Nel suo orrore più tragico e irredento.
É vero, il film non è perfetto. È troppo lungo, e forse alla fine c'è persino troppa roba. Ma l'angoscia che mi ha trasmesso non è finita con il the end. Un po' dura ancora adesso e l'ho guardato oltre un mese fa.
Wow.
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