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lunedì 11 febbraio 2019

La triste imitazione di se stessa

ANNA DAI CAPELLI ROSSI – LA GRANDE CASA
di Lucy M. Montgomery


Sesto e ultimo volume dedicato ad Anna dai Capelli Rossi (anche se seguono altri due libri, presumo incentrati sui figli di lei, con tutto che, alla fin fine, pure questo lo è), ormai madre di numerosa prole e ridotta ad essere niente più che la bella ed elegante moglie del dottore. Snif.
Mi spiace, ma io sta cosa la patisco: Anna sembrava così moderna e anticonvenzionale, così libera, indipendente e ribelle... E invece, studi o non studi, si riduce a fare la mamma e niente più. Mater obietterebbe che è il mestiere più bello del mondo, ma io lo trovo davvero deprimente (e non sono una ragazzina), tanto più che la nostra Anna da protagonista assoluta diviene quasi una presenza sullo sfondo, stile Genitrice Marsh in Piccole Donne, saggia e confortante, certo, ferma e dolce, va bene, ma tutto sommato trascurabile, se non a livello di memoria nostalgica (salvo negli ultimi capitoli, in cui, effettivamente, Anna alza la testa, la patina da zuccherosa famiglia del Mulino Bianco si scrosta, e, finalmente, l'interesse del lettore si risveglia).
E, per carità, 'sta pletora di infanti è pure carina, ma la maggior parte delle loro avventure (non tutte) è stucchevole e stantia, troppo artificiale per intenerire, e sovente troppo ingenua e prevedibile per suscitare altro che noia. E' vero, i problemi che affrontano sono a misura di bambino, e rendono bene gli “ingigantimenti drammatici” tipici dell'infanzia. Però il troppo stroppia e il romanzo diviene la triste imitazione di se stesso, relegando ad un mero ricordo o poco più anche tutti i personaggi di Avonlea (solo Diana fa una comparsata nei primi capitoli).
In sostanza, se il primo volume è una delizia, se i successivi, in generale, si seguono per affetto, dal quarto volume iniziano i primi cedimenti sino a che, al sesto, non se ne può più.
Peccato.
Ci rivedremo con i prossimi due, auspicando che il cambio di testimone porti qualche miglioramento (ma, sinceramente, se non fosse che li ho già, lascerei perdere).

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