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mercoledì 27 febbraio 2019

Un piacere insperato

DYLAN DOG INDEX 1-25
di Francesco Manetti e Nicola Magnolia


Un'analisi, statistica e non, dei primi 25 albi mensili di Dylan (si saltano quindi, per dire, gli speciali estivi). Un'analisi imperfetta (a volte ci si dilunga troppo su aspetti secondari ed incidentali, o noti a chiunque, e per contro si trascurano riferimenti importanti e più nascosti, ad esempio le varie tavole che nel numero 10, “Attraverso lo Specchio”, sono ispirate alle opere di Magritte), dal taglio insolito e lo stile spigliato, che costringono il lettore a fare un tuffo nel passato. Quel passato ormai mitico e lontano in cui Dylan era un capolavoro di innovazione e intelligenza, a metà tra fumetto d'autore e fumetto popolare, non ancora vittima del politicamente corretto a tutti i costi, ma nemmeno del tutto messo a punto. Ed infatti, a riscoprire adesso le prime storie, si evidenziano un po' di tormentoni di repertorio ormai dimenticati o fobie che ancora non erano in essere (Dylan non è sempre stato vegetariano, praticamente astemio e con il mal di mare), che risultano divertenti e curiose.
E viene malinconia a leggere queste pagine, a ricordare i bei tempi in cui Sclavi era Sclavi, e Dylan era sostanzialmente una sua emanazione con i caratteri dell'eccezionalità, non solo perché si ritorna a quelle trame imprevedibili e iconoclaste, ma anche perché ci si reimmerge in quegli anni, fino a ritrovare uno spaccato della propria giovinezza (della serie serendipità).
L'approccio, poi, è un po' diverso dai soliti saggi: non si limita a reperire le fonti Sclaviane o ai riassunti dei vari episodi, a elencare comparse e protagonisti: è attento ai dati tecnici e agli autori, e non si limita a sciorinarli, ma li contestualizza e approfondisce, analizzando testi e disegni (a volte con eccessiva generosità di giudizio, per quanto mi riguarda), oltre a segnalare pubblicità, i contenuti delle rubriche (in modo un po' impersonale, invero, questa volta, senza riuscire a catturare quella complicità e quel calore umano che le pervadeva all'epoca) e gli inserti (chi se lo ricordava il Giornale di Sergio Bonelli?). 
Insomma, un volumetto insolito, che, se si è fan di vecchia data, è un piacere insperato leggere, intenso e dolce, con risvolti galvanizzanti e consolatori.
A quando il secondo volume?

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