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lunedì 25 marzo 2019

Altre idiozie

ALTRO TOUR IN OSPEDALE... 


Già scontato, quindi non preoccupatevi! Sono a casa, sana e salva, con appena un po' di dolorini sparsi, ma... qualche cosetta da raccontare. 
Sì, sempre della serie rido per non piangere.
Cominciamo dalla visita anestesiologica... Me l'hanno piazzata alle 8:00. Il che significa prendere l'intercity alle 5.40 circa. Il che significa sveglia alle 4:00 e pregare che comunque non ci siano contrattempi tra treni e coincidenze.
Non ce ne sono, alle 8:00 spaccate sono in accettazione. Morta di sonno, stravolta di stanchezza, ma orgogliosamente puntuale (sono stufa di chiedere se possono darmi un orario diverso, magari in tarda mattinata... Tanto mi costringono comunque a venire all'alba, e poi mi fanno aspettare delle ore. Va bene così.).
Subito l'addetta, sprezzante, mi attacca: “Ma certo!!! I pazienti vengono all'ora che vogliono! Lei ha appuntamento alle 11:30!!! Come si permette di presentarsi a quest'ora?”
“Io non ho appuntamento alle 11.30”, sbotto. “Ho appuntamento alle 8:00. Vede? C'è scritto qui, è il foglio che mi ha dato l'infermiere. Questo è il modulo dell'ospedale, compilato.”
“No, lei ha appuntamento alle 11:30!”
Si noti che non c'era praticamente nessuno, e che, per giunta, il paziente davanti a me era appena stato spedito via, a prendersi la cartella clinica nel reparto di riferimento.
“No. Ho appuntamento alle 8:00. E non vengo all'ora che voglio. Se fossi potuta venire all'ora che volevo sarei arrivata alle 11:30, giacché non abito dietro l'angolo. A me è stato detto (e scritto), ore 8:00. Adesso.”
Quella insiste, sibilando, piuttosto sgarbata. 
Al che mi rivolgo alla mia adorabile accompagnatrice, alzando la voce e facendomi più aggressiva, e dico: “Ma ti rendi conto? E ancora gliene viene!”
“Che cosa ha detto?”, scatta quella, velenosa.
Le rispondo di tutto, che se fossimo in un manga avrei i canini aguzzi disegnati in bocca. La mia amica le dice persino di peggio, più arrabbiata di me.
Al che la tizia allo sportello diventa tutta zucchero e miele e mi fa passare. 
Mentre aspetto di essere chiamata per la visita, provo a telefonare al reparto: non mi hanno detto a che ora devo presentarmi il giorno dell'intervento. Mi opereranno alle 14.30, mi informa una donna, quindi ore 11:30.
Evvai! Per una volta mi è andata bene.
Naturalmente la mattina fatidica, alle 7:15, ricevo una telefonata da una donna agitatissima, che mi pare prossima all'infarto: “Ma signora, sta arrivando?” esordisce.  “Lo sa che l'intervento è oggi? Perché non è ancora in sala d'attesa? Signora, se la ricorda l'operazione, vero? Sta arrivando?”
Replico di sì, cercando di non farmi contagiare da cotanta ansia... Spiego che però dovrebbero operarmi nel pomeriggio e che mi han detto di arrivare per le 11.00.
La donna replica: “Ah. E' vero.” E butta giù.
Fantastico.
Poi ci sarebbe la storia delle calze... Ma quella la tengo per un'altra volta!

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