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martedì 19 marzo 2019

Non si ride e non si piange

7 SCONOSCIUTI A EL ROYALE
di Drew Goddard
(2018)


Il titolo italiano è brutto e falso, e richiama vagamente gli Hateful Eight di Tarantino. Peraltro bisogna ammettere che di punti in comune col film del buon Quentin ce ne siano parecchi: dalla struttura in capitoli agli ammazzamenti, dalla trama piacevolmente complessa al fatto che tutti i personaggi, apparentemente stereotipati, abbiano in realtà un segreto e una spiccata personalità, non importa quanto grigi e timidi sembrino, benché il risultato finale sia meno scoppiettante e meno sfumato.
Le storie (che non sono sette, ma meno) si intrecciano fra loro e presto fioccano i flash-back (anzi, si comincia con un prologo risalente a dieci anni prima), fino a creare un quadro composito, articolato, ma molto godibile, specie nella prima parte della pellicola, quando lo spettatore deve ancora imparare ad orientarsi e l'intreccio prendere forma. Da quando arriva Billy Lee, infatti, la sceneggiatura si appesantisce e si fa meno imprevedibile. Anche se imprevedibile, tutto sommato, la resta. In particolare... be', può crepare chiunque. E di solito lo fa in modo repentino, da un secondo all'altro. Senza preavviso. 
A parte ciò, abbiamo una colonna sonora favolosa, specie i gorgheggiamenti di Cynthia Erivo, un'ambientazione retrò piuttosto suggestiva (anni 60, letteralmente al confine tra la California e il Nevada), un buon cast (okay, Jeff Bridges si mangia tutti, ma Jon Hamm è interessante e persino quel simpatico bamboccino di Chris Hemsworth, per una volta, ha il suo fascino distorto), una regia attenta all'estetica e un ritmo discreto, nonostante il film sia un po' troppo lunghetto. 
Ad ogni modo, non si ride e non si piange, e la pellicola non spacca, ma si segue con immenso gusto lo svolgimento della vicenda, i personaggi restano impressi (specie Darlene, quella dotata di maggior tridimensionalità), e si rimane più che soddisfatti dalla conclusione.

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