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venerdì 8 marzo 2019

Un'alienante malinconia di fondo

THE LOBSTER
di Yorgos Lanthimos


Allucinante. E di impatto.
Con qualche problemino di coerenza a livello sistemico, magari, ma trascurabile e certamente affascinante. Uno di quei film da vedere assolutamente, perfidi e geniali, che colpiscono soprattutto per la trama – spaziale – e per le sue disumane implicazioni e dinamiche atroci, che però, nonostante l'alienante malinconia di fondo, sono talmente assurde da parere divertenti. Ebbene, ecco, in due parole, il plot (di solito evito, ma qui è indispensabile): se rimani single – quale che sia la causa – vieni convocato in questo Hotel in cui hai 45 giorni per trovare un'altra anima gemella, di norma basandoti su qualche bizzarra quanto inutile affinità (zoppia, tendenza all'epistassi, miopia...). Se non sei fortunato vieni trasformato in un animale di tua scelta (da qui il titolo: l'aragosta, ossia l'animale scelto da David/Colin Farrell, il protagonista), in modo che, chissà, magari, come bestiola sarai più fortunato e troverai l'amore. Se no puoi sempre provare a fuggire nel bosco ove vivono i Solitari... Ma non credere che costoro siano meno fanatici degli altri... Oltre al fatto che, poveretti, vengono normalmente cacciati, alla stregua di bestie selvatiche, dagli ospiti dell'Hotel, che guadagnano un giorno in più per ogni preda catturata (destinata ad essere trasformata in animale).    
Lo scopo, è chiaro, è quello di ridicolizzare con lo stratagemma del futuro distopico la fissa della coppia ad ogni costo (con tutto che ci sono anche gli estremisti in senso inverso). E viene raggiunto, e si rimane a bocca aperta. In più il film incuriosisce al cubo, nonostante scorra con un ritmo assai misurato, e sconvolge non solo sul piano generale, ma anche nell'ottica dei singoli sviluppi (la faccenda della Donna Senza Cuore è sconcertante, e la fine persino di più). Anzi, più particolari si aggiungono, sul destino dei personaggi o sulla realtà sociale, più si ha voglia di immergersi in questo mondo storto. A patto, poi, di poterne uscire.
E a quel punto, single o accoppiati, ci si rende conto di che fortuna sia poter scegliere con la propria testa.
Scopo raggiunto, si diceva.

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