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martedì 12 marzo 2019

Tra torture e Nicolas Cage

MANDY
di Panos Cosmatos
(2018)


Dio Santo, che schifo. Che schifo. CHE SCHIFO.
Non so che cosa sia stato peggio, se l'atmosfera malata e disturbante, a metà tra lo stupro e lo straniamento, la noia, la morbosità, le torture (non particolarmente efferate, ma io le patisco) o... Nicolas Cage.
Ma è una domanda oziosa, perché conosco benissimo la risposta: Nicolas Cage.
Che ha un'unica espressione – come sempre – ed è oscena: lo sbalordimento idiota del senzacervello. Che qui, in più, digrigna i denti ed è coperto di sangue. Mio Dio.
In realtà, l'inizio non è proprio pessimo, benché abbia detestato la musica Metal, le tinte violente del cielo, i dialoghi spiacevoli e la lentezza insulsa in cui ogni immagine si dilata sino a sfociare nella confusione sensoriale. Sa un po' tutto di cliché, ma pare rielaborato in modo personale e straordinariamente lisergico. Ed in effetti l'impressione è quella di calarsi un bell'acido e di farsi un super trip. Un trip negativo, però, un trip che non augureresti a nessuno, nemmeno al più tossico dei tossici, che per giunta si dilunga per più di due ore e lascia una sensazione di stupido disgusto e vacuità. E che più va avanti, più lacera la mente dello spettatore, dimostrandosi deleterio. Tanto che quasi si finisce per impazzire. Per gridare: basta, basta, basta. E di invocare un black-out.
Ad attirarmi era stata la presenza di una setta satanica. Il demoniaco mi affascina, non so che farci. Il problema è che qui il demoniaco nemmeno c'è. Ci sono solo degli sbandati, squallidi e cattivi, che hanno assunto robaccia tagliata male e sono malamente impazziti. Così rapiscono una coppia che vive isolata nella foresta, la drogano (ma peggio si sente lo spettatore, coinvolto in ansiogene esperienze extracorporee e contagiato dalla paranoia), la torturano e... E poi scatta la vendetta. E di solito la vendetta mi piace, gustata fredda, ma anche di più calda. Solo che qui mi annoia pure quella. E non riesco a parteggiare per Nicolas Cage. I cattivi mi disgustano, sono ripugnanti, ma spero solo che sfigurino Cage e gli strappino quegli orridi occhi sbarrati. In più la lotta per non appisolarsi diventa sempre più dura, benché, in fondo, non si lesini sulle assurdità più tamarre (si va dall'ocarina magica allo scontro con le motoseghe), che però, ahimè, si prendono sul serio, senza l'ombra di ironia, assumendo connotati scialbi e disadorni.
Il primo piano conclusivo sul faccione di Cage conferisce la mazzata finale.
Davvero, che schifo. 
Sinceramente, avrei preferito non vederlo.  
Cage e pure il film.

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