ABBIAMO SEMPRE VISSUTO NEL CASTELLO
di Shirley Jackson
Magnifico romanzo d'atmosfera, che conquista dalla prima riga per lo stile dai rivolti classici e profondamente letterari, ma che rimane impresso per la trama. E per impresso intendo a fuoco, nell'eternità.
Presto si rivela diverso da come appare in principio, ossia evocativo e suggestivo, ma senza molta sostanza. Perché la sostanza c'è, ed è quella crudele e spietata di cui sono fatti gli incubi, incubi di estrazioni diversa, incubi mentali, e incubi dello spirito, e incubi fisici e concreti, che ti prendono a sassate.
Eppure il romanzo non gioca con lo spavento, con la violenza o con il clamore. Procede in modo sottile, subdolo, soffuso, rivelando quasi casualmente dei mirtilli di Constance, senza però palesarli del tutto, e lasciando più volte sospesi tra svariate possibili interpretazioni e possibilità, accogliendo, così, anche altre storie dentro di sé oltre quella che racconta, nel senso che, a tratti, risulta talmente misterioso, corrotto e stimolante che io in mezzo ho percorso almeno altre dieci narrazioni immaginarie parallele.
Inquietante e oscuro come lo sono i fantasmi, eppure delicato, ma senza leziosità, e con accenti brutali (l'irruzione, in particolare) affiancati ad afflati poetici, a sentimenti vivi, descritti con sapienza e in modo compiuto, altalenando tra gli stati d'animo.
E, piano piano, il climax si fa ascendente, fino a che ci porta in equilibrio sul ciglio di un burrone, da cui infine ci spinge giù.
Una favola nera sublime, attraverso la follia, la solitudine e la cattiveria umana, ma anche attraverso le fantasie di una bambina, il rimorso e la liricità di un'illusione.
Da leggere, persino se siete noiose signorine perbene con gusti discutibili, perché questo è un classico e travalica i generi.
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