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venerdì 15 marzo 2019

Scoprire il mondo per la prima volta

STORIA DI UNA BALENA BIANCA RACCONTATA DA LEI STESSA
 di Luis Sepùlveda


Che potremmo definire, volendo, come l'altra faccia di Moby Dick. Senza la grandiosità sublime di Melville, certo, ma ecologista, dolcissima, e tracimante di stupefazione. Quella di chi scopre il mondo per la prima volta e impara a definirlo e ad affrontarlo, scegliendo i propri valori e agendo con coerenza rispetto ad essi.
Nella fattispecie, un capodoglio bianco, dello stesso colore della luna, che si erge a protettore dei suoi simili, contro gli spietati ramponieri e i lafkenche, la Gente del Mare, contro la paura e l'ingiustizia, a scapito di se stessa.
E quindi la balena bianca non è più il simbolo del Male, ma del Bene, del coraggio contro i soprusi dei forti, contro il dolore, contro l'avidità. Contro la ferocia degli uomini, che non potrà che apparirci gratuita e immotivata (o comunque non motivata abbastanza). 
Una fiaba toccante, saggia, educativa, per sognare e per imparare, ma non solo per i bambini (ed anzi, il brano con la balena gobba e il suo cucciolo appena nato pare tratto dai passaggi più cupi dei Fratelli Grimm), suggestiva e commovente, ma anche giusta, normativa, necessaria, sia pure – per i miei gusti – con qualche leziosità di troppo, e un eccessivo indulgere in alcuni stati d'animo o descrizioni. 
Più incisivo della “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, il racconto si legge in un attimo, ma, per chi lo vive, continua a riecheggiare con levità e candore fra le spirali delle conchiglie che si depositano sulle spiagge. 
Non solo cilene.

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