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mercoledì 11 marzo 2015

Bello da leggere


THE DOME
di Stephen King

L'idea di partenza è spettacolare: una cittadina americana, quella di Chester's Mill, che all'improvviso viene divisa in due ed isolata dal mondo a causa di un'enorme cupola invisibile, che vi viene calata sopra e che per fortuna lascia filtrare l'aria.
Come? Perchè? Ad opera di chi?
Non lo sappiamo: quel che è certo è che chi è fuori è fuori, e che chi è dentro è dentro, e che la faccenda genererà un sacco di problemi! Lotte per il potere, morti improvvise, domande, ribaltamenti di equilibrio...
E allora ci soffermiamo sul microcosmo in crisi, così caro allo scrittore del Maine, sulla cittadina della provincia e sulla sua nuova realtà allo sfascio...
Ad essere interessanti, infatti, non sono tanto le elucubrazioni legate alla cupola (a differenza del telefilm da cui è stato tratto, “Under the Dome”, che sinceramente trovo di una noia mortale, per quanto sia scritto da Brian K. Vaughan, che annovero tra i miei fumettisti prediletti), quanto piuttosto le dinamiche che si innestano tra gli abitanti rimasti all'interno, anche perché abbiamo un discreto numero di mine vaganti...
Non mancano il ragazzino psicopatico e assassino, il cattivone subdolo e manipolatore che brama il comando (niente meno che un venditore di auto usate, anche se con altri lucrosi e disdicevoli “hobby”) e, per quanto il romanzo sia fantasticamente corale, neppure l'eroe: Barbie, al secolo Dale Barbara, un ex-militare.
A differenza che nella Serie Tv, in cui i personaggi sono piuttosto piatti e irritanti, e in particolare il protagonista (che non regge il confronto con il carisma dell'infido rivale), come sempre in King costituiscono invece uno dei motivi di maggior propulsione narrativa. Semplicemente perché vogliamo stare con loro, amarli, conoscerli meglio, e affrontare insieme il destino cui andranno incontro.
Notevoli, dunque, gli approfondimenti psicologici e le loro descrizioni, splendido il contesto, belli gli sviluppi, tante le emozioni, anche se...
Ad un certo punto la storia pare arenarsi. Verso la fine, quando arriva il cliffhanger e si preparano le spiegazioni. Che di per sé, nella fattispecie, non sono neanche terribili, eppure... eppure guastano qualcosa. L'esaltazione scema. E non si tratta solo del finale in sé, ma proprio dell'atmosfera, che pare prendere una china di stanchezza (in questo senso Vaughan ci lascia sperare in qualcosa di più)... Peccato.
Ma il romanzo è bello da leggere, nel complesso è più che valido, seppur con qualche pagina di troppo, e su tutto troneggia l'umorismo di King, che ci strizza continuamente l'occhio. A partire dai nomi che sceglie per i suoi antagonisti: perché se da un lato abbiamo Barbie, dall'altro troviamo... niente meno che Big Jim!

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