THE
DOME
di Stephen King
L'idea
di partenza è spettacolare: una cittadina americana, quella di
Chester's Mill, che all'improvviso viene divisa in due ed isolata dal
mondo a causa di un'enorme cupola invisibile, che vi viene calata
sopra e che per fortuna lascia filtrare l'aria.
Come?
Perchè? Ad opera di chi?
Non
lo sappiamo: quel che è certo è che chi è fuori è fuori, e che
chi è dentro è dentro, e che la faccenda genererà un sacco di
problemi! Lotte per il potere, morti improvvise, domande,
ribaltamenti di equilibrio...
E
allora ci soffermiamo sul microcosmo in crisi, così caro allo
scrittore del Maine, sulla cittadina della provincia e sulla sua
nuova realtà allo sfascio...
Ad
essere interessanti, infatti, non sono tanto le elucubrazioni legate
alla cupola (a differenza del telefilm da cui è stato tratto, “Under
the Dome”, che sinceramente trovo di una noia mortale, per quanto
sia scritto da Brian K. Vaughan, che annovero tra i miei fumettisti
prediletti), quanto piuttosto le dinamiche che si innestano tra gli
abitanti rimasti all'interno, anche perché abbiamo un discreto
numero di mine vaganti...
Non
mancano il ragazzino psicopatico e assassino, il cattivone subdolo e
manipolatore che brama il comando (niente meno che un venditore di
auto usate, anche se con altri lucrosi e disdicevoli “hobby”) e,
per quanto il romanzo sia fantasticamente corale, neppure l'eroe:
Barbie, al secolo Dale Barbara, un ex-militare.
A
differenza che nella Serie Tv, in cui i personaggi sono piuttosto
piatti e irritanti, e in particolare il protagonista (che non regge
il confronto con il carisma dell'infido rivale), come sempre in King
costituiscono invece uno dei motivi di maggior propulsione narrativa.
Semplicemente perché vogliamo stare con loro, amarli, conoscerli
meglio, e affrontare insieme il destino cui andranno incontro.
Notevoli,
dunque, gli approfondimenti psicologici e le loro descrizioni,
splendido il contesto, belli gli sviluppi, tante le emozioni, anche
se...
Ad
un certo punto la storia pare arenarsi. Verso la fine, quando arriva
il cliffhanger e si preparano le spiegazioni. Che di per sé, nella
fattispecie, non sono neanche terribili, eppure... eppure guastano
qualcosa. L'esaltazione scema. E non si tratta solo del finale in sé,
ma proprio dell'atmosfera, che pare prendere una china di stanchezza
(in questo senso Vaughan ci lascia sperare in qualcosa di più)...
Peccato.
Ma
il romanzo è bello da leggere, nel complesso è più che valido,
seppur con qualche pagina di troppo, e su tutto troneggia l'umorismo
di King, che ci strizza continuamente l'occhio. A partire dai nomi
che sceglie per i suoi antagonisti: perché se da un lato abbiamo
Barbie, dall'altro troviamo... niente meno che Big Jim!
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