FORTITUDE
Secondo
il Mio Perfido Marito io ho una propensione per le serie lente in cui
non si capisce niente. Può darsi che sia vero, perché in effetti
sono quelle che più di tutte riescono ad incuriosirmi. Con
“Fortitude” siamo a metà stagione (in totale gli episodi saranno
12), quindi è possibile che presto i nodi vengano al pettine
(qualche mistero si comincia ad intuire fin d'ora) e che le
contraddizioni divengano l'altra faccia della logica, ma non posso
negare che al momento ci siano parecchi punti oscuri, ed infatti mi
sta avvincendo tantissimo!
Mi
piacciono: l'atmosfera rarefatta della regione artica; quel freddo
senza speranza, che ti gela le ossa e l'anima e che amplifica il
tempo e lo spazio, sin quasi a dissolverli, ricostruendoli in una
dimensione nuova, con esigenze altre, permeate dal sublime e dal
silenzio; la piccola comunità fuori dal mondo con le sue regole a
parte (se per qualunque necessità si vuole tornare nel continente
bisogna chiamare l'elicottero) e che, naturalmente, è sempre vissuta
in una bolla di apparente tranquillità... come in una di quelle
pallette di vetro in cui, quando le scuoti, precipita la neve; il
pericolo costante dato dagli orsi polari (guai a girare senza armi!);
il modo con cui viene costruita la trama, che ammassa quesiti su
quesiti, lasciando ipotesi sospese, più che fornire risposte e che,
in un certo qual senso, si frammezzano al ghiaccio perenne e poi si
sommano ad altre piccole stranezze, a volute incongruenze... ma,
forse, ciò che apprezzo di più, come sempre nelle serie riuscite,
sono i personaggi, meravigliosamente “chiaroscurati”, quasi tutti
biechi peccatori...
Intendiamoci,
non ce n'è uno che mi sia simpatico (con l'eccezione di Eugene
Morton alias l'eclettico Stanley Tucci, ossia il motivo che ha spinto
il MPM a propormi questo telefilm, che, peraltro, non è del paese),
ma sono così “veri”, così “brutti”, così lontani da quella
sterile patinatura americana che ce li fa apparire tutti uguali e
privi di spessore, rea di farceli sentire come immensamente distanti!
Al
centro della vicenda, come spesso avviene, un omicidio.
Ma
forse non solo uno, e in più dei reperti misteriosi, fossili, e
un'epidemia che va diffondendosi. E intanto – e prima, e non solo
dopo, come di solito accade, quasi che la rete degli avvenimenti
avesse cominciato a spiegare i suoi rotoli di seta in anticipo,
rendendo il tutto inevitabile – noi possiamo sbirciare nelle vite
degli altri: negli amori non corrisposti, nei tradimenti, nei sensi
di colpa, nei tormenti di questo piccolo microcosmo (715 abitanti) in
cui noi saremo sempre degli intrusi.
Come
Morton, appunto, detective inviato da Londra (in questi casi, come in
“Twin Peaks”, “Top of the Lake”, “Broadchurch”, etc., c'è
sempre un detective che viene “dalla grande città”) e accolto
con diffidenza, se non addirittura ostilità. Eppure capiamo subito
che è uno in gamba, più avanti di noi, un poco sopra le righe, e
che di lui ci possiamo fidare...
P.S.
Nel cast anche Christopher Eccleston, ex Doctor Who, e qualche altra
chicca per i regolari fruitori di Serie Tv!
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