MILDRED
PIERCE
di James M. Cain
Di
quest'autore avevo già letto “Il postino suona sempre due volte”
e dato che lo avevo apprezzato parecchio, anche per ragioni
stilistiche, non ho potuto resistere all'acquisto di questo secondo
romanzo (che per quanto ne so potrebbe pure essere precedente), con
il quale, peraltro, i punti in comune non sono tantissimi... Oppure
sì, a seconda di come lo si guarda.
Per
i miei gusti “Mildred Pierce” vira un po' troppo sul
melodrammatico, ma confermo che mi è piaciuto per la sua prosa
dettagliata, ma asciutta, capace di creare atmosfera, per i suoi
dialoghi rapidi e perfetti, e per l'ambientazione, ossia l'America
provinciale negli anni immediatamente successivi al 1929, benché, a
suscitare autentico interesse sia la protagonista, Mildred Pierce,
appunto, una donna intraprendente, rispettabile, pratica e volitiva,
la cui colpa maggiore è di amare troppo – e pure morbosamente –
la spregevole figlia Veda, autentica serpe infingarda (o soprano di
coloritura, che, secondo la definizione di uno dei suoi maestri, è
pressoché la medesima cosa)...
I
temi del romanzo, infatti, sono principalmente due, intimamente
legati: in primis, la riscossa economica della protagonista che,
cacciato il marito adultero, ex benestante, e rimasta sola con due
bambine con una casa ipotecata su cui gravano debiti e nessuna
specifica competenza, forte solo del fatto di essere un'ottima cuoca
e una brava casalinga, riesce a tirarsi su le maniche e a mettere su
un'impresa più che fiorente... E, in secondo luogo, il rapporto con
la figlia maggiore, Veda, altera, calcolatrice e perfida (a dir
poco), che, appena dodicenne (ma presto crescerà... peggiorando),
disprezza il lavoro della madre, che pure l'adora e non le fa mancare
nulla...
Naturalmente
non è tutto qui: ci sono amori (complicati e intrecciati ai filoni
principali, con almeno un risvolto prevedibile e, insieme,
atrocemente scioccante) e amicizie, unitamente al bel quadretto, non
sempre idilliaco, dell'epoca... e poi, pur senza omicidi, una ferocia
graffiante, tutta donnesca, che a tratti lascia basiti.
James M. Cain, nella caricatura del nostro vignettista
Un
romanzo appassionante e stranamente femminista, in cui gli uomini non
sono mai personaggi positivi (nonostante la tenerezza che talvolta ci
induce Bert) e tendono anzi ad essere strumentalizzati, fagocitati e
a collezionare ben magre figure... Specie se paragonati a Mildred, su
qualunque piano!
In
quanto a sua figlia... è così ingrata, spocchiosa e vuota da
risultare persino poco verosimile (nonostante i suoi meccanismi
mentali siano descritti magistralmente). Ma non per questo risulta
meno interessante...
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