ORFANI
di
Roberto Recchioni
Da
un po' mi riprometto di parlarne, da un po' rimando... Tanto che
ormai la serie si è conclusa, anzi si è “evoluta” in Ringo...
Ebbene?
Nel
complesso, nonostante l'opera sia di Recchioni (che odio
profondamente), non posso dire che mi dispiaccia: sa di videogioco,
di già sentito, è tremendemente commerciale, sovente approssimativa
(l'ambientazione e il contesto sono appena abbozzati e restano
tristemente in superficie), il presunto colpo di scena finale è di
un'ovvietà quasi imbarazzante, i dialoghi scontati, i personaggi
tagliati col coltello (e proprio non si riesce ad affezionarcisi,
seppur ogni tanto risultino almeno simpatici) ma... ehi, il fumetto
funziona!
Insomma,
è divertente, intrattiene. E non richiede un'altissima soglia di
attenzione, non richiede quasi niente, invero, per cui, tutto
considerato, è un'ottima lettura da treno, specie quando si è
stanchi e col cervello in pappa. Non sono sarcastica, non è un modo
contorto per insultare. Dico sul serio: ci sono stati giorni in cui
l'ho davvero gradito, e, nonostante le critiche, mi ha dato più di
quel che ha preteso.
E,
oggettivamente, presenta pure altri lati positivi... intanto non mi
dispiace rinunciare alla logorroica verbosità bonelliana per
privilegiare azione e fluidità: la storia scorre semplice e rapida
(un po' troppo semplice, magari, ma amen, in fondo sono io che sono
fuori età) e, alla fin fine, devo ammettere, ogni tanto una battuta
azzeccata capita anche... La colorazione, poi, è notevole, davvero
un valore aggiunto, e la storia inizia e finisce, non è vulnerata
dall'eccessiva ripetitività delle serie infinite in stile Bonelli
(di cui, sinceramente, non se ne può davvero più)...
L'elemento
migliore, però, è costituito dall'alternanza di passato e futuro
(pur non sempre riuscita e, a volte, fastidiosa e piattamente
schematica): aumenta la drammaticità, il contrasto, lo spessore di
prospettive e protagonisti. Certo, anche questo è un trucco già
visto... Ma amen e chi se ne cale. E comunque, in generale, io non
amo la linearità. E apprezzo la coralità, la circostanza di avere
non solo uno, ma più protagonisti di riferimento... benché Ringo,
va beh, spicchi da subito su tutti, oltre ad esere quello meglio
caratterizzato.
E
difatti è a lui che è dedicato il sequel, “Ringo” appunto
(qualitativamente, più o meno allo stesso livello, sebbene mi
coinvolga meno: avrei preferito continuare con la faccenda della
coralità, che in effetti mi piaceva... O, alla peggio, con un altro
protagonista)...
In
quanto al “cartone animato”, invece, ho cercato di guardarlo, ma
non sono riuscita ad andare oltre i primi dieci minuti: i difetti del
fumetto divengono macroscopici, è lento da uccidersi, e.... a
livello tecnico è quello che è, presumo che il budget fosse
limitato. ...Ma “l'animazione”, per dire, di Watchmen
(disponibile su YouTube), realizzato suppergiù con lo stesso
sistema, è decisamente più godibile!
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