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lunedì 23 marzo 2015

Una sorpresa da sbalordimento


PAURA
di Stefan Zweig
 
 
...essenzialmente quella di essere scoperta: di veder crollare la tua vita, di perdere i figli e la reputazione... E tutto per una scappatella con un pianista di cui in fondo nemmeno ti importa!

Questo è il dramma che deve affrontare la fatua protagonista, Irene Wagner, irritante gattamorta della buona borghesia viennese degli anni '20... La detestiamo fin dalle prime righe, per quanto è vacua e pavida, ma al contempo è così disastrosamete patetica da suscitarci pietà e quindi seguiamo con partecipazione le sue peripezie...

C'è infatti una vecchia volgare e malefica che la ricatta e che, anzi, presto comincerà a tormentarla (e lei è già una paranoica naturale, vigliacca e debolina)...

Tutto qui?

Naturalmente no.

Intanto c'è il colpo di scena finale: di per sé non è eccezionale, non per i tempi attuali, e probabilmente lo intuiamo abbastanza in fretta, ma all'epoca della pubblicazione magari sì, magari era una sorpresa da sbalordimento... E, comunque, anche adesso, un minimo di godimento ce lo dà... Almeno per l'ironia che sottende.

I pregi veri, peraltro, sono altri due, che ora comincio a riconoscere come tipici di questo particolarissimo autore.

Innanzitutto il magistrale approfondimento psicologico: Zweig ci permette di scendere nel profondo dell'anima di Irene, di scrutarla minuziosamente, di scandagliarla, assaporandone la discesa nel terrore e i temporanei, illusori, sollievi, fino a darci un senso di angoscia, di claustrofobia, nonostante la brama che a tratti abbiamo di prendere la protagonista a sberle. E magari di tirarle pure una secchiata d'acqua fredda (e sporca), possibilmente mentre sfoggia un cappellino nuovo (non che la vecchia laida ci garbi di più...).

In secondo luogo, la prosa del suo autore: puntuale, elegante, descrittiva, ma non ridondante, dagli accenti desueti, vintage, persino, ed al contempo scorrevole e fluida.

E poi, se vogliamo, il personaggio del marito... che resta parzialmente sullo sfondo, ma che, poveretto, proprio non si meriterebbe una moglie così...

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