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venerdì 25 settembre 2015

Una visione più cupa delle cose

STONEHENGE
di Bernard Cornwell


Non è bello come “Excalibur”, ma sicuramente è il romanzo di Cornwell che preferisco fra quelli letti successivamente.
In effetti, presenta alcune caratteristiche simili all'epopea su Artù (“Storia” romanzata, ma verosimile, che si intreccia con la magia; parallelismi fra parecchi personaggi), ma qui ci sono meno protagonisti e, in generale, una visione più cupa delle cose… Anche se forse affermo questo perché ho sofferto per il destino riservato al mio personaggio preferito, Derrewyn, benché sotto alcuni profili ciò rappresenti la “quadratura del cerchio” e lo abbia apprezzato molto dal punto di vista narrativo.
Siamo in Britannia, nel 2000 a.c.: la realtà del piccolo villaggio di Ratharryn viene sconvolta a causa dell’oro… La storia si dipana per parecchi anni (anche se è la parte iniziale del romanzo quella che ho prediletto) e coinvolge, in particolare, tre fratelli, il cui ruolo sarà molto diverso: Saban, il protagonista; Camabam, potente sacerdote; e Lengar, che possiamo tranquillamente etichettare come l’antagonista avido e cattivo. Ma ci saranno delle sorprese riguardo ai ruoli che giocheranno gli altri personaggi, e dei bellissimi ribaltamenti (di cui uno, per quel che mi riguarda, davvero apprezzato, visto che concerne quella sgualdrina di… Okay, taccio. Niente spoiler.)
Seguono drammi, ambizioni, sacrifici, passioni, crudeltà, efferatezze (c’è almeno una scena che non scorderò mai), cadute e risalite. Si potrebbe anche affermare che, nonostante le varie traversie, tutto finirà per il meglio. Ma non è esattamente così, e il prezzo da pagare potrebbe rivelarsi troppo alto, benché, noi lo sappiamo, la profezia su Saban sia destinata ad avverarsi…
Il romanzo mi è piaciuto: i personaggi sono carismatici, e ad alcuni ci si affeziona mentre per altri si prova un forte sentimento di odio; la trama è interessante, e, per quanto scontata in alcuni passaggi, non si può negare che ci siano anche delle sorprese; il ritmo è buono e così la rappresentazione del periodo storico, dettagliata, seppur in bilico tra verità e suggestione. Peraltro non si esagera troppo, e, se si accettano alcune premesse, può persino risultare semi-credibile.
Le questioni afferenti la magia e i culti druidici, comunque, sono state capaci di destare il mio interesse e di indurmi ad approfondire, e naturalmente è affascinante la “versione alternativa” che ci viene suggerita riguardo alle origini di Stonehenge…
Per certi aspetti, insomma, il classico bestseller scorrevole, che appassiona e intrattiene, per altri, però, qualcosina di più.

Qualcosina di emotivamente pesante, che scava con gli artigli e lascia cicatrici sottili.

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