STONEHENGE
di Bernard Cornwell
Non
è bello come “Excalibur”, ma sicuramente è il romanzo di
Cornwell che preferisco fra quelli letti successivamente.
In
effetti, presenta alcune caratteristiche simili all'epopea su Artù
(“Storia” romanzata, ma verosimile, che si intreccia con la
magia; parallelismi fra parecchi personaggi), ma qui ci sono meno
protagonisti e, in generale, una visione più cupa delle cose…
Anche se forse affermo questo perché ho sofferto per il destino
riservato al mio personaggio preferito, Derrewyn, benché sotto
alcuni profili ciò rappresenti la “quadratura del cerchio” e lo
abbia apprezzato molto dal punto di vista narrativo.
Siamo
in Britannia, nel 2000 a.c.: la realtà del piccolo villaggio di
Ratharryn viene sconvolta a causa dell’oro… La storia si dipana
per parecchi anni (anche se è la parte iniziale del romanzo quella
che ho prediletto) e coinvolge, in particolare, tre fratelli, il cui
ruolo sarà molto diverso: Saban, il protagonista; Camabam, potente
sacerdote; e Lengar, che possiamo tranquillamente etichettare come
l’antagonista avido e cattivo. Ma ci saranno delle sorprese
riguardo ai ruoli che giocheranno gli altri personaggi, e dei
bellissimi ribaltamenti (di cui uno, per quel che mi riguarda,
davvero apprezzato, visto che concerne quella sgualdrina di… Okay,
taccio. Niente spoiler.)
Seguono
drammi, ambizioni, sacrifici, passioni, crudeltà, efferatezze (c’è
almeno una scena che non scorderò mai), cadute e risalite. Si
potrebbe anche affermare che, nonostante le varie traversie, tutto
finirà per il meglio. Ma non è esattamente così, e il prezzo da
pagare potrebbe rivelarsi troppo alto, benché, noi lo sappiamo, la
profezia su Saban sia destinata ad avverarsi…
Il
romanzo mi è piaciuto: i personaggi sono carismatici, e ad alcuni ci
si affeziona mentre per altri si prova un forte sentimento di odio;
la trama è interessante, e, per quanto scontata in alcuni passaggi,
non si può negare che ci siano anche delle sorprese; il ritmo è
buono e così la rappresentazione del periodo storico, dettagliata,
seppur in bilico tra verità e suggestione. Peraltro non si esagera
troppo, e, se si accettano alcune premesse, può persino risultare
semi-credibile.
Le
questioni afferenti la magia e i culti druidici, comunque, sono state
capaci di destare il mio interesse e di indurmi ad approfondire, e
naturalmente è affascinante la “versione alternativa” che ci
viene suggerita riguardo alle origini di Stonehenge…
Per
certi aspetti, insomma, il classico bestseller scorrevole, che
appassiona e intrattiene, per altri, però, qualcosina di più.
Qualcosina
di emotivamente pesante, che scava con gli artigli e lascia cicatrici
sottili.
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