IL
GIOVANE HOLDEN
di J. D. Salinger
Un
romanzo che avevo letto in gioventù e che mi era piaciuto molto, non
tanto per i pregi letterari (benché ne avessi senz'altro apprezzato
lo stile colloquiale e disinvolto, seppur vulnerato dai troppi,
voluti, “vattelapesca” e la freschezza espressiva), ma
soprattutto per lui, per Holden Caufield, questo sedicenne in fuga da
se stesso che rifugge ogni ipocrisia, tremendamente solo, ma anche
tremendamente simpatico e spigliato, fragile ed emotivo, divertente,
che ogni tanto ti sorprende con la sua perspicacia, con la sua ferrea
logica, e ogni tanto ti spiazza per il suo candore!
L'ho
adorato, sto ragazzino, con la sua dissimulata solitudine, con il
bagaglio tragico che si porta appresso, il cui unico, dolcemente
inadeguato, punto di riferimento è la sorellina Phoebe, di dieci
anni!
Certo,
mi si dirà, è un classico della letteratura... vero, ma è anche
qualcosa di più: un amico fidato, con cui confidarsi e da cui
accettare ogni apparente stravaganza...
Non
c'è una vera e propria trama: questo è un romanzo di formazione e
quel che ci interessa è il percorso di maturazione di Holden.
Che
è straordinario, proprio perché il protagonista non matura.
Siamo
negli anni Cinquanta, il giovincello viene espulso da scuola per il
cattivo rendimento e gironzola per New York, andando alla deriva,
senza confessare l'accaduto ai genitori: incontra gente, vive
esperienze, e a poco a poco si rivela, esternandoci il suo disagio,
la sua sensibilità, ma anche dimostrandosi straordinariamente fresco
e autentico.
Come
se anche Salinger fosse rimasto un ragazzino di sedici anni.
E
pure noi.
E
alla fine della fiera forse è questo il punto, che lo differenzia da
tutti gli altri romanzi di formazione: ad Holden gli adulti non
piacciono, li considera falsi e bugiardi, e noi, nel finale, non
assistiamo al suo proverbiale ravvedimento, non lo vediamo affrontare
le sue difficoltà, i suoi insuccessi scolastici, i genitori... ma
soltanto guardare la sorellina Phoebe mentre va sulla giostra.
Perché
Phoebe è una bambina, e in fin dei conti, vuole rimanerlo pure
Holden.
Perché
l'infanzia è innocenza, mentre essere adulti è sinonimo di
corruzione...
Ed
è un ragionamento sbagliato, immaturo...
Ed
è bello così.
E
vattelapesca.
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