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mercoledì 30 settembre 2015

E vattelapesca


IL GIOVANE HOLDEN
di J. D. Salinger


Un romanzo che avevo letto in gioventù e che mi era piaciuto molto, non tanto per i pregi letterari (benché ne avessi senz'altro apprezzato lo stile colloquiale e disinvolto, seppur vulnerato dai troppi, voluti, “vattelapesca” e la freschezza espressiva), ma soprattutto per lui, per Holden Caufield, questo sedicenne in fuga da se stesso che rifugge ogni ipocrisia, tremendamente solo, ma anche tremendamente simpatico e spigliato, fragile ed emotivo, divertente, che ogni tanto ti sorprende con la sua perspicacia, con la sua ferrea logica, e ogni tanto ti spiazza per il suo candore!

L'ho adorato, sto ragazzino, con la sua dissimulata solitudine, con il bagaglio tragico che si porta appresso, il cui unico, dolcemente inadeguato, punto di riferimento è la sorellina Phoebe, di dieci anni!

Certo, mi si dirà, è un classico della letteratura... vero, ma è anche qualcosa di più: un amico fidato, con cui confidarsi e da cui accettare ogni apparente stravaganza...

Non c'è una vera e propria trama: questo è un romanzo di formazione e quel che ci interessa è il percorso di maturazione di Holden.

Che è straordinario, proprio perché il protagonista non matura.

Siamo negli anni Cinquanta, il giovincello viene espulso da scuola per il cattivo rendimento e gironzola per New York, andando alla deriva, senza confessare l'accaduto ai genitori: incontra gente, vive esperienze, e a poco a poco si rivela, esternandoci il suo disagio, la sua sensibilità, ma anche dimostrandosi straordinariamente fresco e autentico.

Come se anche Salinger fosse rimasto un ragazzino di sedici anni.

E pure noi.

E alla fine della fiera forse è questo il punto, che lo differenzia da tutti gli altri romanzi di formazione: ad Holden gli adulti non piacciono, li considera falsi e bugiardi, e noi, nel finale, non assistiamo al suo proverbiale ravvedimento, non lo vediamo affrontare le sue difficoltà, i suoi insuccessi scolastici, i genitori... ma soltanto guardare la sorellina Phoebe mentre va sulla giostra.

Perché Phoebe è una bambina, e in fin dei conti, vuole rimanerlo pure Holden.

Perché l'infanzia è innocenza, mentre essere adulti è sinonimo di corruzione...

Ed è un ragionamento sbagliato, immaturo...

Ed è bello così.

E vattelapesca.

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