RUNAWAYS
di Brian K. Vaughan e Adrian Alphona
Non
sono un’amante dei fumetti supereroistici, ma questo è molto di
più.
E
infatti lo adoro.
E
non solo per la circostanza che i protagonisti sono adolescenti
problematici con un rapporto – necessariamente – conflittuale con
i genitori (malvagi, chi l’avrebbe detto?), o per via dei loro
poteri fantasiosi e bizzarri, o per il bellissimo spirito di squadra…
No,
mi piace tutto, e si vede che dietro c’è lo zampino di Vaughan,
all’apice della sua creatività!
I
dialoghi e il ritmo sono superbi, incessanti, la trama stimolante,
ingarbugliata, procede selvaggia e leggera, senza linearità, ma la
vera bellezza dell’opera sta nei protagonisti: magnifici
singolarmente, favolosi tutti insieme, al di là degli apparenti
stereotipi iniziali, capaci di creare sempre nuove alchimie:
personaggi cui ci si affeziona, dunque, che non si può non amare e a
cui capita di tutto in un’incessante, mirabolante continuity, che
prevede un inizio e una fine, oltre che una perenne evoluzione dei
rapporti (con tanto di matrimoni e decessi, consumati in pochi
numeri, con sorpresa e dolore).
Supereroi
o no, quindi, per quanto mi riguarda, siamo a pieno diritto nel campo
del fumetto d’autore.
Emozioni
e sentimenti, azione e immaginazione, ma pure risate e cambi di
registro, spensieratezza e ingenuità adolescenziale, avventura,
mistero e botte da orbi.
E
ammiccamenti, citazioni, riferimenti.
Epicità
e coraggio.
Insomma,
tutto quello che un nerd dal palato fine può desiderare.
O
un ragazzo.
O
un adulto.
Ed
è pure ben disegnato.
Da
leggere e rileggere!
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