NULLA,
SOLO LA NOTTE
di John Williams
Un
romanzo che va letto a prescindere, per il solo fatto che l'autore è
lo stesso di “Stoner”, qui alle prese con la sua opera prima.
Scritta
in modo perfetto, tracimante atmosfera e bellezza, desolata e amara,
tragicamente esistenziale, vanta un notevole approfondimento
psicologico ed è interessante anche dal punto di vista del costume.
Non ha una trama appassionante, ma, la verità, è che può
benissimo permettersi di farne a meno.
Ci
sono volumi, infatti, che non vanno letti perché raccontano
qualcosa, quanto piuttosto perché consentono di immergersi in un
modo peculiare di percepire la realtà, che è altra da noi, lontana,
remota, ma che ci avvolge e ammalia, anche solo per la profondità e
sensibilità con cui ci viene descritta.
E
nella fattispecie parliamo di descrizioni di livello altissimo,
insolite, personali, fatte di sensazioni e assaggi, e tuttavia dotate
di una tridimensionalità fuori dal comune.
Seguiamo
allora le peregrinazioni – soprattutto mentali – del giovane
borghese e decadente Arthur Maxley, il protagonista, dai pochi
affetti e il passato tormentato.
Arthur
ci conduce ovunque, ma sostanzialmente da nessuna parte, tra un drink
e una danza, pochi dialoghi, molti pensieri... ma a poco a poco ci
consente di entrare nel suo mondo, fatto di tristezza e quasi privo
di valori e prospettive, fino a coglierne il segreto ultimo, mentre
lui stesso ne viene travolto.
L'opera
incede come un noir, ma non la è... Si in incunea, piuttosto, senza
potervisi appieno inserire, nell'alveo del romanzo di formazione.
Ove, però, non si forma proprio nulla, men che meno un ragazzo e il
suo carattere, ed anzi, si corteggiano il disfacimento,
l'alienazione, la solitudine, tracciando, peraltro, molti punti di
contatto con “Stoner”, se pur affrontati con un approccio più
semplice e meno meditato.
Da
leggere quando si ha bisogno di chiudere gli occhi e farsi
inghiottire dal buio.
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