THE
WITCH
di Robert Eggers
(2015)
Per
festeggiare Halloween propongo l’horror più interessante visto
quest’anno, che magari non eccellerà a livello di splatter o salti
sul divano, ma senza dubbio riserverà allo spettatore
un’inquietudine profonda, insinuante e sottile, che non se ne andrà
con il the end, ma resterà lì, sospesa, a rimescolargli
piacevolmente le viscere e a gelargli il cervello.
Trattasi
dunque di un film particolare, sul tema delle streghe, come rivela il
titolo, ma anche sulla paura e sulla corruzione dell’anima…
L’ambientazione
è storica. Siamo infatti nell’America puritana del 1600, tra
estremismo religioso, miseria e superstizione, e seguiamo le
peripezie di questa povera e numerosa famiglia, allontanata dalla
comunità a causa dell’eccessivo rigore del padre, e trasferitasi
quindi al limitare della foresta.
Dove
abita una strega malvagia.
Noi
sappiamo che c’è e in una delle prime sequenze l’orribile megera
fa sparire il bimbo più piccolo, ancora in fasce, e lo utilizza in
uno dei suoi macabri riti per recuperare la giovinezza e la bellezza
perdute.
In
seguito, com’è logico, i destini della famiglia sono destinati a
peggiorare…
Ma
il bello è che, sebbene, lo ribadisco, noi sappiamo della strega e
l’abbiamo altresì vista all’opera, scambieremo per panico,
ossessione, e paranoia tante delle accuse che genitori e figli si
scaglieranno successivamente nell’ambito della pellicola… Sia
quelle infondate, sia quelle che poi, a sorpresa, si riveleranno non
essere tali.
Il
climax è notevole e si arriva presto alla claustrofobia conclamata,
ma è il dubbio – nostro come dei protagonisti – che ci impedisce
di fidarci di chiunque e dei nostri sensi a farla da padrone e a
rendere la trama indimenticabile imponendoci, per giunta, di stare
sempre sulle spine.
Alcune
scene ci rimarranno impresse, così come gli odiosi gemellini, la
capra Black Philip, e la terribile e ingiusta madre (Kate Dickie, già
vista ne “Il Trono di Spade”)… Ma soprattutto ci rimarrà nel
cuore Thomasin (Anya Taylor-Joy) la bellissima, giovane protagonista.
Che
ci colpirà per buon senso, purezza e innocenza.
E
per quelle che saranno le sue, in un certo qual modo inevitabili,
determinazioni finali.
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