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martedì 19 dicembre 2017

Un romanzo di indiscusso fascino

IL VOLTO RITROVATO
di  Wajdi Mouawad


Questa prosa è come acqua, acqua salata, fatta di lacrime, e piano piano sale, producendo onde, poi cavalloni, mugghiando, sempre più tumultuosa, imperiosa, ferina, crea gorghi e tsunami, aggredendo e ingoiando tutto ciò che incontra, sempre più fragorosa, prepotente, grandiosa.
Di una fluidità unica, è un inarrestabile flusso di coscienza, che avvolge e seduce, che incalza impetuoso, e presto ti cattura al punto di non riuscire ad arrestarti perché farlo equivarrebbe a buttarsi da un treno in corsa. 
Solo che non è un treno, ma un ciclone, assai più pericoloso.
E si susseguono immagini forti, crude, feroci (quegli arti di legno e quella testa divorata sull'autobus in fiamme restano a lungo impresse nel nostro immaginario, fissi, a scrutarci), immerse in un panorama narrativo fatto di sentimenti intensi, fratture e lirismo, di disperazione e dolcezza, connotati altresì da una potenza estetica che se da una parte ci demolisce, dall'altra ci edifica, lasciandoci qualcosa di caldo dentro, da cullare e custodire.
In quanto alla trama, è interessante, densa di emozioni, ma non elevata e scioccante come “Anima”, dello stesso autore (si veda post 30/11/2015). Del resto, quanti libri – salvo i grandi classici – possono affermare di esserlo?
“Il Volto Ritrovato” è parimenti un romanzo di indiscusso fascino, che sa di sradicamento. Vissuto, però, con la vibrante assolutezza che caratterizza i quattordicenni, drammatico, formativo, che, nonostante tutto, finisce per tracciare un percorso, strano e inconsueto, quasi onirico, sicuramente doloroso, per arrivare finalmente a se stessi e alle proprie origini, una volta catapultati nella maggiore età.

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