FANTOZZI
di Paolo Villaggio
Il primo libro appartenente alla serie tra quelli riproposti da Bompiani sul tragico personaggio ideato da Paolo Villaggio. Nel senso che ci sono altresì due seguiti rieditati di recente, nonché la possibilità di acquistare tutti e tre i volumi in un’unica conveniente soluzione attingendo alla collana “Vintage”.
Comunque…
Non un romanzo, ma una serie di racconti divisi per stagione (come Marcovaldo, se non erro) e, ovviamente, contraddistinti dal medesimo protagonista e dai comprimari: la Signora Pina, la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, Fracchia…
Già, Fracchia, Ufficio Sinistri. Non il Rag. Filini. Filini, per ora, è giusto una comparsa, ma il suo ruolo coincide perfettamente con quello che qui è di Fracchia. Per il resto, Fantozzi è sempre lui, ma, rispetto ai film, ci sono scene in più e scene in meno, oltre al fatto che, in generale, percepisco una maggior feroce cattiveria. Che non guarda in faccia a nessuno, nemmeno ai bambini (i quali, all’occasione possono venir mangiati). E’ proprio questo, a mio avviso, il punto principale.
Fantozzi può far ridere (non me, io soffro), me è prima di tutto un’allucinante satira sociale. Una denuncia che spara a zero su tutti – ricchi, poveri, sistema, potere – e dissacra. Intanto lo stesso Fantozzi, certo, ma non perché sia sfortunato, quanto piuttosto perché se lo merita. Senza dubbio è un soggetto mite, ma è pure ignobile, servile e ignavo.
Come riesce ad essere un capolavoro?
Be’, personalmente ne apprezzo innanzitutto la surrealtà. La caricatura esasperata mi stanca, ma, ad esempio, trovo adorabile la “nuvola da impiegato”, quella spregevole nuvoletta che segue ogni impiegato in vacanza, rovesciandogli addosso litri di pioggia, quando in ogni altro posto è sereno..,
Poi c’è il linguaggio iperbolico, ironico e tragico (l’aggettivo che ricorre con maggior frequenza, ma utilizzato in modo inusitato, sebbene il mio preferito sia “laocoontico”), per il quale tutti i Direttori sono “Mega”, o “Galattici”, o peggio, e le loro famiglie vengono definite “Spettabili”. A questo proposito, un’autentica meraviglia è il glossario in fondo al volume, a cura di Stefano Bartezzaghi. Esatto, quello della Settimana Enigmistica. E’ una chicca, soprattutto per l’acuta analisi che reca in sé e che non si ferma ai meri vocaboli – di cui pure fornisce informazioni preziose e letture interessanti, ad esempio spiegandoci le innovazioni stilistiche di Villaggio e i suoi nessi obliqui – ma che indaga l’anima più intima del personaggio nonché del suo mondo, popolato di cialtroni e di corbellerie.
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