1Q84 libro III
di Haruki Murakami
Non sono entusiasta.
Le idee ci sono, così la scrittura splendida di Murakami, ma… ecco, mi sembra che la storia non vada da nessuna parte.
Non dico che sia inconcludente e priva di suggestioni: i personaggi seguono i loro percorsi e le caselline si allineano tutte, senza lasciare nulla di incompleto, però, suvvia, dopo aver tenuto il fiato sospeso per, complessivamente, oltre 1000 pagine mi aspettavo qualcosina di più, specialmente sotto il profilo emozionale. Invece nemmeno l’incontro tra Aomame e Tengo, tanto agognato, mi ha suscitato granché. Troppo poco e troppo tardi, come si suol dire.
Ma, ancora peggio, la Setta e i Little People restano ormai quasi sullo sfondo, senza palesarsi più di tanto, limitandosi a fare da propellente o “condizione di procedibilità”.
E’ vero che Murakami tende di suo ad essere parco di spiegazioni, non è questo che contesto, il punto è che anche la forza allegorica in questo terzo capitolo scema e il ritmo spesso ne risente, si spezza, arranca.
Ho apprezzato che finalmente anche il personaggio dello sgradevole Ushikawa ci offra il suo punto di vista, assurgendo ad uno dei maggiori motivi di interesse del romanzo, ma, in generale, ho faticato ad andare avanti e sovente mi sono interrotta: la trama si diluisce troppo, diventa ripetitiva, si strascica.
Ad un tratto mi sono resa conto di non essere nemmeno interessata a giungere alla fine.
Ci sono arrivata, ovvio, e guardandomi indietro non posso dichiarare che non mi sia rimasto nulla, anzi, ma forse avrei preferito evitare questo terzo libro e limitarmi ai primi due.
Che diavolo, non mi capita quasi mai di fare affermazioni del genere, ma, a ben pensarci, sul serio avrei preferito non leggerlo e continuare a interrogarmi e immaginare.
Perché la storia, di per sé, è ricca di spunti eccezionali, ma finisce per perdersi in se stessa.
E ora mi dà l’impressione di una grossa bolla di sapone, un po’ tremolante, che poi è scoppiata.
E non c’è niente di male, in questo.
Le bolle sono belle. Evocative. Sublimi.
Ma fino alla fine del secondo volume io ero convinta di essere, invece, al cospetto delle sfumature cangianti di un lago, sotto la cui superficie nuotano stupende creature perdute.
Pazienza.
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