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venerdì 1 dicembre 2017

Un'autoanalisi critica

IN SOSPESO
di Anna Maxted


L’ho letto diversi anni fa, su insistenza di mia sorella, che me lo aveva proposto senza commenti.
Lo avevo scambiato per un romanzino divertente, femminile, un po’ alla Bridget Jones, che probabilmente non avrebbe avuto i suoi fulminanti tempi comici e la sua simpatia, ammorbandomi con inutili stucchevolezze romantiche...
Falso.
Il romanzo è sì divertente e femminile, e la protagonista può ricordare Bridget in alcune sue manie, ma… tanto per cominciare, a sorpresa, il taglio è assai più drammatico.
Per quanto, infatti, il tono si mantenga ironico e sopra le righe, leggero e piacevole, vengono affrontate questioni difficili e importanti come il rapporto con i genitori, il dolore della separazione, la  solitudine e il lutto, mentre si fa la propria autoanalisi critica.
Se uno vuole un libro da treno, quindi, per intrattenersi e passare il tempo, può leggerlo con disinvoltura, sogghignando delle peripezie della protagonista e persino facendosi qualche sana risata. 
Se uno preferisce scendere un po’ più a fondo, però, oltre a divertirsi, troverà pure del buon materiale, che potrà essere foriero di riflessioni, discussioni o di crescita personale, ma non scadrà nella retorica né nella banale stucchevolezza.
Nell’uno e nell’altro caso, peraltro, di Bridget Jones non ci importerà nulla, nel senso che il romanzo si conquisterà uno spazio suo, indipendente, graffiante, che apprezzeremo per se stesso, senza la necessità di fare paragoni.
Personalmente, rammento con precisione che il libro mi era piaciuto – benché non fosse esattamente il mio genere, mancando di suggestioni immaginifiche – tanto che, dopo aver letto quello che mi aveva dato Chiccachu (a sua volta avuto in prestito da una sua amica), ho voluto comprarmi la mia copia.

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