IL CIRCO DEL DOTTOR LAO
di Charles G. Finney
Che romanzo curioso, specie la fine, con suo favoloso catalogo, che “fornisce la spiegazione di cose ovvie”, ma che “bisogna però leggerlo per apprezzarlo”! Che diamine, include addirittura: “Interrogativi, Contraddizioni e Oscurità” attinenti al volume che si è appena letto, rimarcando alcune cose o mostrandocele sotto diversa prospettiva...
Contraddistinto da ironia e autoironia, contiene, in apparenza, bizzarre descrizioni di cose assurde e strane; in realtà offre la buffa rappresentazione dell'umanità normale e provinciale, senza sogni e senza grandi passioni, animata giusto – e non sempre – da una distratta brama di indiscrezione. Della serie: noia eri e noia ritornerai, perché non sai vedere il prodigio nemmeno quando te lo ingabbiano davanti.
Questo, infatti, è il circo del Dottor Lao: uno zoo (con parte della crudeltà che gli zoo caratterizza) di fenomeni e divinità: la chimera, la sfinge, la sirena, la lupa mannara, il bracco “vegetale” o il mago Apollonio. Tutti straordinari, esaminati nel dettaglio, nell'aspetto come nell'interiorità, mentre vengono sottoposti agli spettatori.
A volte il linguaggio è aulico e un poco ampolloso, ma sempre ingentilito da una strizzata d'occhio o dal sense of wonder. Inoltre, anche se la maggior parte degli esemplari raccolti dal Dottor Lao ha una base classica, ognuno possiede il suo tocco di originalità, barocco, magari, ma tale da infondere personalità alla creatura e renderla così ancora più straordinaria, ma anche più vera.
Scritto nel 1935 e ambientato nell'America rurale della Grande Depressione (Arizona, Abalone), è un romanzo brevissimo, spiritoso, che, a quanto pare, ha ispirato persino Ray Bradbury.
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