ANGEL HEART
di William Hjortsberg
Eccezionale.
Non ricordo nel dettaglio la pellicola di Alan Parker del 1987, “Angel Heart - Ascensore per l'Inferno”, ma il romanzo mi sembra di gran lunga migliore. Con più atmosfera, più mistero, più intrigo, più congestione. E più veloce, anche, più incalzante, laddove il film, al confronto, mi pare diluito. Sebbene, lo ammetto, quando immagino Harry Angel non posso svincolarmi dal volto stropicciato di Mickey Rourke ante silicone, cent'anni e mille chili fa. Così come indelebili restano le interpretazioni di Lisa Bonet/Epiphany e di quel burlone di Robert De Niro nei panni di Louis Cyphre.
Peraltro, ancor più sulla carta, i personaggi sono notevoli, danno i brividi, fanno tremare, ballando sulla lama di rasoio dell'ambiguità. Vorremmo dar loro fiducia, mentre spasimiamo per un appiglio, eppure sappiamo di non potercelo permettere e che questa è una drammatica discesa verso la dannazione, in cui, ci sembra, persino il libero arbitrio ci viene negato.
L'elemento che prediligo, al di là dell'ottima prosa, è proprio la trama da cui, per quel che ricordo, il film non mi pare discostarsi troppo. E' costruita in modo sagace, sfruttando i toni del thriller e del noir, ma mescolandoli con suggestivi e raccapriccianti elementi vudù. Dapprima pare che solo il contesto sia esoterico, giusto per conferire un po' di colore alla storia, poi ci accorgiamo di sguazzarci dentro, al soprannaturale, e la nostra curiosità viene pungolata di pari passo con la nostra sete di sapere, col nostro desiderio sempre più smanioso di approfondire. Avvertiamo il turbamento, il disagio, ma anche l'impossibilità di fermarci. Plausibilmente pure nel caso in cui la pellaccia fosse la nostra (benché, ormai lo sappiamo, a questo gioco non si rischia solo quella).
Le informazioni ci vengono date, ma sempre con il misurino. E intanto, tra una zampa di gallina e simboli tracciati col sangue, stelle a cinque punte e sorrisi burloni, provochiamo, ignari, un'atroce scia di sangue.
Fino a che il mistero si dipana e noi rimaniamo fulminati. Senza poter più dimenticare.
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