ANIMALI NOTTURNI
di Tom Ford
(2016)
Amy Adams, pur brava e graziosa, non mi piace perché la trovo mortalmente moscia. Jake Gyllenhall mi fa pressoché lo stesso effetto, ed infatti sono portata a considerarlo la sua controparte maschile.
Eppure questo film è strepitoso e mi è piaciuto tantissimo.
Non mentre lo guardavo.
Mentre lo guardavo mi ha creato disagio, malessere, tanto che sovente mi è toccato intrattenermi col cellulare “per sopravvivenza”. Ho lottato contro il desiderio di andarmene o di scagliare qualcosa contro lo schermo. Mi è parso troppo lungo, troppo insistito, troppo esplicito. Sono rimasta solo perché mi piaceva a livello estetico, fin dalle lardone ballerine.
No, dopo.
Mi è piaciuto tantissimo dopo che è finito, quando l'ho ripercorso a ritroso, mentre continuavo a riviverne le scene, accostandole secondo sequenze diverse nella mia mente, decifrandone la simbologia, accorgendomi che, nonostante la mia impressione iniziale, la pellicola è esattamente come deve essere. Ossia sublime.
E' infatti il film è geniale, metaforico, complesso e spietato, imperniato su tre piani narrativi, essenziali gli uni agli altri. Se non si correlano, se non si mettono insieme, non si può comprendere il film, il suo paradigma, ma una volta che la chiave di lettura è chiara e lo scopo viene reso noto... be', si è innamorati.
Anzi, dopo la fine si è in smaccata adorazione: la vendetta più bella, sottile e ghiacciata di sempre.
Tratto dal romanzo “Tony e Susan” di Austin Wright che sono ansiosa di procurarmi (benché, per una volta, il titolo del film mi paia decisamente più suggestivo).
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