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martedì 5 giugno 2018

Sempre rapinatori sono

LA CASA DI CARTA


Nuova serie tv Netflix in due parti, complessivamente di ventidue episodi (io al momento sono alla terza puntata della seconda parte).
Avvince da subito, con una trama immediata e corale, di sicura presa, un buon montaggio e una situazione carica di adrenalina, ossia una super rapina alla Zecca di Stato spagnola, in cui, regola numero uno, deve essere tassativo non uccidere nessuno. 
Soprattutto nella prima parte, a piacerci è, in particolare, il modo in cui il Professore (Alvaro Morte), leader del gruppo criminale, ha previsto in anticipo ogni mossa della Polizia ed è sempre un passo avanti ad essa. Per il resto, benché la varietà umana sia notevole e, alla fine, alcuni tra i delinquenti siano persone migliori di molti ostaggi, il problema, da parte mia, è che non riesco a parteggiare davvero per dei rapinatori, per quanto possano essere romantici, simpatici o caritatevoli.
Sempre rapinatori sono, non me la danno a bere cantando “Bella Ciao!” e con le manfrine sulle rivolte popolari. Ma per favore!
E, egualmente, gli ostaggi – inclusi alcuni di quelli che potremmo definire positivi, vedi l'insegnante sciattona – proprio non mi vanno giù. Così come trovo odiosa ed antipatica la protagonista/narratrice, Tokyo/Ursula Corbero (tutti i rapinatori, salvo il professore usano per identificarsi nomi di città). In effetti, le mie simpatie vanno a Nairobi/Alba Flores e Mosca/Paco Tous, sebbene Denver/Jaime Loerente, che all'inizio mi sembrava il più scemo di tutti, acquisisca punti ad ogni episodio. Oltre, naturalmente al Professore. Ma sono simpatie, appunto, e non arriviamo al coinvolgimento emotivo, perchè, mi spiace, ma io per certe cose sono normativa. Ho capito che non si ammazzano gli ostaggi, però intanto li si spaventa, li si sequestra e li si deruba del loro tempo... Per tacere del fatto che, comunque, qualcuno una pallottola se la becca pure. E anche la favoletta del “non si ruba a nessuno” non mi convince. Ho capito che si vuol colpire il capitalismo, ma, mi dispiace, non ci sto lo stesso. Per me sottrarre banconote, sia pure stampate di fresco, sempre furto è. Raccontarsi altro è da sofisti. 
Una Serie Tv carina, dunque, un po' in odor de “I Soliti Sospetti”, ma che, per quanto mi concerne, non potrà mai rimpiazzare Stranger Things o Il Trono di Spade, e che, per giunta, a tratti risulta poco plausibile e un po' forzata, comprendendo altresì troppe pallose parentesi sentimentali. Di cui non mi importa niente.

P.S.    
Segnalazione: la maschera di Dalì, che i rapinatori indossano sulla tuta rossa, è spettacolare: non si capisce come, ma pare avere sempre l'espressione giusta!

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