ARZACH
di Moebius
...O
Arzak, o Harzak, o Harzakc perché il nome del nostro protagonista è
sempre scritto in modo diverso. E lui è un guerriero ingrugnito che
vola a cavallo del suo pterodattilo in un mondo fantastico e
surreale, abitato da mostri, creature aliene e donne bellissime...
Ma
tu non sai davvero chi sia Arzach, quale sia il suo scopo o la sua
missione... E non è che non ti importi, semplicemente non hai
bisogno di saperlo per godere delle sue avventure: ti basta seguirlo
e scoprire quello che succede. E qualcosa accade sempre... e ha un
inizio ed una fine, Moebius non si limita a cristallizzare un
momento.
Che
poi sono solo poche storie brevi (quattro con qualche strascico), ma
per leggerle puoi impiegare cinque minuti o una giornata intera,
perché si tratta di un fumetto senza fumetti, muto eppur eloquente,
in cui c'è solo disegno, disegno totale, che però ti riempie gli
occhi, con le sue vignette dalla partitura variegata, gli spazi
infiniti e l'immaginazione fattasi inchiostro e carta...
E
ti sembra sul serio di volare, senti la vertigine allo stomaco quando
ti libri su fortificazioni rocciose o su pianure che sono tutto
orizzonte. E trovi un momento per tutto: per lo stupore e per
l'ironia, per la forza e per l'avventura, per la tensione e per la
compassione.
Non
servono mille pagine per creare un mondo.
E
alla fine ti è simpatico Arzach, con la sua flemma e la sua astuzia,
e non hai nemmeno bisogno di contestualizzarlo, benché sia un
evidente figlio degli anni '70 e della sperimentazione grafica, e a
livello di storia del fumetto ci sarebbe da sbizzarrirsi, perché
Arzach è senza tempo. Eterno, come i sogni.
Ed
è questo, al più, il dubbio che ti si affaccia in testa quando hai
chiuso il volume: hai letto o hai sognato?
E
magari, a quel punto, decidi di ricominciare da capo, tanto per
verificare...
Un
classico del fumetto.
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