LETTERA
DI UNA SCONOSCIUTA
di Stefan Zweig
Più un racconto che
un romanzo, davvero breve, circa 80 paginille da leggere in un'oretta
scarsa.
Narra di uno
scrittore che riceve una lettera spessa e corposa da una sconosciuta,
una donna cui è appena morto il figlioletto... Nel prosieguo,
tuttavia, emergono alcuni dettagli: ad esempio che la sconosciuta,
pur restando tale, invero proprio tale non è...
Si tratta di una
storia d'amore bizzarra, straziante, un poco crudele, nutrita di
illusioni e fantasticherie, in cui i due amanti non si conoscono,
eppure sì, a livello “biblico”... Il che, per certi versi, la
rende melodrammatica e patetica (ma non necessariamente in senso
negativo), tanto che appare quasi strano che in realtà l'autore sia
un uomo.
La verità, infatti,
è che il protagonista ha pur fugacemente frequentato l'ignota
corrispondente da bimba, l'ha incrociata da donna, in varie
occasioni, e con diversi esiti, e mai l'ha riconosciuta.
Quello che ci
troviamo dinnanzi, dunque, è un soliloquio disperato e palpitante,
che a tratti può essere tacciato di eccesso, a momenti arriva
addirittura ad essere irritante, o a farci a puntare il dito (contro
di lui, incurante e superficiale, contro di lei, maniaca e senza
stima di sé), ma se ci si lascia trasportare, se si accetta la
drammatica inverosimiglianza di fondo (o la sua ossessionante follia)
e il carattere assurdo dei protagonisti, si finisce con l'apprezzarne
la sensibilità e il pathos, la delicatezza, l'eleganza, i molti
accenti riusciti, la scrittura squisitamente fine... Fino a che
qualche velo viene finalmente scostato e allora affiora il senso
autentico della missiva, che fa breccia in noi, trafiggendoci e
lasciandoci allibiti, spogliati di qualcosa che neppure sapevamo
esserci, proprio come accade al suo ignaro destinatario.
Le ultime frasi sono
le più belle e ti lasciano sensazioni profonde e contrastanti, che
ti fanno desiderare di ripercorre tutto da capo.
Anche se, magari,
non hai davvero la forza di farlo...
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