SKAGBOYS
di Irvine Welsh
Dove
Skag sta per eroina e di conseguenza gli skagboys sono i ragazzi
eroinomani... Quelli di Leith, in Scozia, che abbiamo già imparato a
conoscere in Trainspotting (Mark, Sick Boy, Spud, Begbie, Tommy,
Alison...).
Non
sono proprio i classici bravi ragazzi, anzi, si potrebbe obiettare
che bravi non sono per niente: violenti, volgari e presto... pure
tossici! Questo romanzo, infatti, di Trainspotting è il prequel, ed
è qui che i nostri antieroi cominciano a corrompersi in uno dei modi
più deleteri degli anni 80: sedotti dal demone della droga,
cominciano a farsene mangiare pian piano, per sfuggire alla miseria,
alla sofferenza, alla morte... Per non affrontare il dolore e le
responsabilità... Chi conosce Welsh, però, sa che non sguazziamo in
un romanzo moralista (benché un po' di satira sociale ci sia), e non
ci troviamo tanto in situazioni tragiche quanto grottesche, che a
volte, riescono persino a strapparci qualche sorriso amaro (rectius
risatone catartiche): con pochi freni inibitori, lezioni sul fascino
del sesso nel secondo canale, sempre gaudentemente ai margini di
tutto, la nostra vita inclusa...
E
poi non è che i protagonisti siano proprio marci, almeno non del
tutto... Ad esempio, può capitare che, quando si introducono in una
bella casa con l'intento di svaligiarla, salvino anche la vita alla
giovane colf aspirante suicida e la accompagnino all'ospedale.
Ciò
nondimeno non mancano situazioni pesanti e scomode (quella del
fratellino di Mark, Davie, su tutte), benché visibili da molte
angolazioni.
Finché...
non arriva lo spettro dell'AIDS che noi vediamo avanzare in sordina,
tra pregiudizi e disinformazione.
Insomma,
l'abisso c'è (specie quello dell'eroina) con il buio e la tremenda
vertigine, che ti devasta e ti rende schiavo, ma ci sono anche tanto
spasso, l'analisi della scelta, le difficoltà o gli inganni insiti
in essa, e l'autoassoluzione razionale, che cogli come infida e
farraginosa nel momento stesso in cui la formuli.
Sotto
il profilo stilistico, poi, c'è da sbizzarrirsi: Welsh procede in
soggettiva dando una voce personalizzata ad ognuno dei suoi
protagonisti, avendo cura, per ciascuno, di adottare un linguaggio
diversificato, scoppiettante, con varie gradazioni di gergalità,
colore e sfasature (o errori) sintattiche... La volgarità è quasi
d'obbligo, ma non risulta fastidiosa, piuttosto conferisce realismo e
autenticità.
In
mezzo pagine di diario (di Mark), statistiche, informazioni
sociali...
I
personaggi, naturalmente, sono straordinari. E vivi. Vivi come pochi
ragazzi di carta, e così il mondo pulsante (le coree...) a cui
appartengono.
Forse
persino meglio di Traispotting...
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