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giovedì 15 gennaio 2015

Non proprio i classici bravi ragazzi


SKAGBOYS
di Irvine Welsh

Dove Skag sta per eroina e di conseguenza gli skagboys sono i ragazzi eroinomani... Quelli di Leith, in Scozia, che abbiamo già imparato a conoscere in Trainspotting (Mark, Sick Boy, Spud, Begbie, Tommy, Alison...).
Non sono proprio i classici bravi ragazzi, anzi, si potrebbe obiettare che bravi non sono per niente: violenti, volgari e presto... pure tossici! Questo romanzo, infatti, di Trainspotting è il prequel, ed è qui che i nostri antieroi cominciano a corrompersi in uno dei modi più deleteri degli anni 80: sedotti dal demone della droga, cominciano a farsene mangiare pian piano, per sfuggire alla miseria, alla sofferenza, alla morte... Per non affrontare il dolore e le responsabilità... Chi conosce Welsh, però, sa che non sguazziamo in un romanzo moralista (benché un po' di satira sociale ci sia), e non ci troviamo tanto in situazioni tragiche quanto grottesche, che a volte, riescono persino a strapparci qualche sorriso amaro (rectius risatone catartiche): con pochi freni inibitori, lezioni sul fascino del sesso nel secondo canale, sempre gaudentemente ai margini di tutto, la nostra vita inclusa...
E poi non è che i protagonisti siano proprio marci, almeno non del tutto... Ad esempio, può capitare che, quando si introducono in una bella casa con l'intento di svaligiarla, salvino anche la vita alla giovane colf aspirante suicida e la accompagnino all'ospedale.
Ciò nondimeno non mancano situazioni pesanti e scomode (quella del fratellino di Mark, Davie, su tutte), benché visibili da molte angolazioni.
Finché... non arriva lo spettro dell'AIDS che noi vediamo avanzare in sordina, tra pregiudizi e disinformazione.
Insomma, l'abisso c'è (specie quello dell'eroina) con il buio e la tremenda vertigine, che ti devasta e ti rende schiavo, ma ci sono anche tanto spasso, l'analisi della scelta, le difficoltà o gli inganni insiti in essa, e l'autoassoluzione razionale, che cogli come infida e farraginosa nel momento stesso in cui la formuli.
Sotto il profilo stilistico, poi, c'è da sbizzarrirsi: Welsh procede in soggettiva dando una voce personalizzata ad ognuno dei suoi protagonisti, avendo cura, per ciascuno, di adottare un linguaggio diversificato, scoppiettante, con varie gradazioni di gergalità, colore e sfasature (o errori) sintattiche... La volgarità è quasi d'obbligo, ma non risulta fastidiosa, piuttosto conferisce realismo e autenticità.
In mezzo pagine di diario (di Mark), statistiche, informazioni sociali...
I personaggi, naturalmente, sono straordinari. E vivi. Vivi come pochi ragazzi di carta, e così il mondo pulsante (le coree...) a cui appartengono.
Forse persino meglio di Traispotting...

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