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giovedì 19 febbraio 2015

La convivenza di concetti antitetici


SI ALZA IL VENTO
di Hayao Miyazaki
 
 
O meglio, come spesso ci viene ripetuto citanto Paul Valéry: “Le vente se lève, il faut tenter de vivre”: bisogna provare a vivere...

Ed è questo il senso principe dell'ultimo film del regista giapponese: la vita, la sua, quella di Miyazaki... Non è un 'autobiografia, eppure, artisticamente parlando, sì, perché la trama è la Vita stessa, appunto, e con i suoi elementi più importanti, quelli che la rendono tale, elevandola oltre la mera esistenza: i sogni e l'amore... Solo che, accipigna, e restando in tema, qui ce ne vuole perché si decolli!

Capisco che si tratta di un film intimo, profondo e personale, capisco che quando qualcuno deve aprirsi con gli altri (come l'autore fa totalmente e liberamente con questa pellicola) abbisogni del tempo per trovare il ritmo del suo respiro, e che noi dobbiamo, a nostra volta, riuscire a sintonizzarci con lui, entrando in sinergia, diventando uno, con pazienza e comprensione, rallegrandoci delle pause per poter assimilare...

E capisco anche che la vita è fatta soprattutto di attese, e silenzi, e momenti di contemplazione... E ammetto che qui contemplare è bellissimo, perché i disegni sono meravigliosi, i colori pieni, rotondi, brillanti, e ogni filo d'erba ondeggia, e i dettagli trionfano, le parentesi oniriche sono suggestive, l'atmosfera delicata, con picchi di pathos, e ci sono immagini di pura bellezza, che ti cantano dentro, alternate a grandiosi momenti mozzafiato...

Ed è stupendo constatare, per una volta, la convivenza di concetti antitetici che non si elidono, ma si completano, assumendo nuove sfumature, creando una nuova sintassi, offrendoci un innovativo significare...

Ma, sinceramente, sarà che per me gli aerei sono solo macchine che volano e non esercitano alcun fascino, nemmeno de relato, per quanto possa riconoscerne l'eleganza, ma il film impiega troppo a sbocciare...

E, per carità, poi sboccia. Ed è stupenda la storia d'amore tra Jiro e Nahoko, ed è bello e coraggioso il finale... E lo spettro dei crimini ideologici sullo sfondo, l'ombra della guerra e della tubercolosi... E certe decisioni prese di getto, così luminose e commoventi... E i personaggi, così pacati, tranquilli, ma solo in apparenza, perché in realtà ardono dentro... Ma per arrivarci ho davvero faticato. Sarà che ero stanca, sarà che occorre la giusta disposizione d'animo, sarà colpa mia... Ma a tratti mi perdevo, specie all'inizio...

E mi piace quel linguaggio un po' desueto che caratterizza i dialoghi, come nei precendenti successi del Maestro, ma se di solito comunica una sensazione di incanto, questa volta i “noi altri” e i “gentilmente” in alcuni punti mi sono apparsi forzati, artefatti, eccessivi e talvolta alcune espressioni mi sono sembrate a rischio di umorismo involontario (anche se, plausibilmente, è solo un problema di traduzione).

Intendiamoci, nel complesso è un bel film, assolutamente da vedere (e, sì, persino da rivedere), e certamente come ultima e definitiva pellicola è perfetta, in rapporto alla precendente produzione, ma... Dio, come avrei auspicato un montaggio diverso... Un taglio di almeno quaranta minuti. O cinquanta.

So che rinunciare anche ad un solo fotogramma del Maestro sembra blasfemia, ma sarebbe bastato inserirlo nel bluray come contenuto speciale, per non perderlo ed eternizzarlo, soltanto con un equilibrio diverso...

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