SI
ALZA IL VENTO
di Hayao Miyazaki
O
meglio, come spesso ci viene ripetuto citanto Paul Valéry: “Le
vente se lève, il faut tenter de vivre”: bisogna provare a
vivere...
Ed
è questo il senso principe dell'ultimo film del regista giapponese:
la vita, la sua, quella di Miyazaki... Non è un 'autobiografia,
eppure, artisticamente parlando, sì, perché la trama è la Vita
stessa, appunto, e con i suoi elementi più importanti, quelli che la
rendono tale, elevandola oltre la mera esistenza: i sogni e
l'amore... Solo che, accipigna, e restando in tema, qui ce ne vuole
perché si decolli!
Capisco
che si tratta di un film intimo, profondo e personale, capisco che
quando qualcuno deve aprirsi con gli altri (come l'autore fa
totalmente e liberamente con questa pellicola) abbisogni del tempo
per trovare il ritmo del suo respiro, e che noi dobbiamo, a nostra
volta, riuscire a sintonizzarci con lui, entrando in sinergia,
diventando uno, con pazienza e comprensione, rallegrandoci delle
pause per poter assimilare...
E
capisco anche che la vita è fatta soprattutto di attese, e silenzi,
e momenti di contemplazione... E ammetto che qui contemplare è
bellissimo, perché i disegni sono meravigliosi, i colori pieni,
rotondi, brillanti, e ogni filo d'erba ondeggia, e i dettagli
trionfano, le parentesi oniriche sono suggestive, l'atmosfera
delicata, con picchi di pathos, e ci sono immagini di pura bellezza,
che ti cantano dentro, alternate a grandiosi momenti mozzafiato...
Ed
è stupendo constatare, per una volta, la convivenza di concetti
antitetici che non si elidono, ma si completano, assumendo nuove
sfumature, creando una nuova sintassi, offrendoci un innovativo
significare...
Ma,
sinceramente, sarà che per me gli aerei sono solo macchine che
volano e non esercitano alcun fascino, nemmeno de relato, per quanto
possa riconoscerne l'eleganza, ma il film impiega troppo a
sbocciare...
E,
per carità, poi sboccia. Ed è stupenda la storia d'amore tra Jiro e
Nahoko, ed è bello e coraggioso il finale... E lo spettro dei
crimini ideologici sullo sfondo, l'ombra della guerra e della
tubercolosi... E certe decisioni prese di getto, così luminose e
commoventi... E i personaggi, così pacati, tranquilli, ma solo in
apparenza, perché in realtà ardono dentro... Ma per arrivarci ho
davvero faticato. Sarà che ero stanca, sarà che occorre la giusta
disposizione d'animo, sarà colpa mia... Ma a tratti mi perdevo,
specie all'inizio...
E
mi piace quel linguaggio un po' desueto che caratterizza i dialoghi,
come nei precendenti successi del Maestro, ma se di solito comunica
una sensazione di incanto, questa volta i “noi altri” e i
“gentilmente” in alcuni punti mi sono apparsi forzati, artefatti,
eccessivi e talvolta alcune espressioni mi sono sembrate a rischio di
umorismo involontario (anche se, plausibilmente, è solo un problema
di traduzione).
Intendiamoci,
nel complesso è un bel film, assolutamente da vedere (e, sì,
persino da rivedere), e certamente come ultima e definitiva pellicola
è perfetta, in rapporto alla precendente produzione, ma... Dio, come
avrei auspicato un montaggio diverso... Un taglio di almeno quaranta
minuti. O cinquanta.
So
che rinunciare anche ad un solo fotogramma del Maestro sembra
blasfemia, ma sarebbe bastato inserirlo nel bluray come contenuto
speciale, per non perderlo ed eternizzarlo, soltanto con un
equilibrio diverso...
Nessun commento:
Posta un commento