L'ARTE
DELLA FELICITA'
di Alessandro Rak
C'è
anche il lungometraggio animato, ma non l'ho visto... Però quando ho
notato il fumetto sono rimasta incantata anche solo sfogliandolo: dai
colori, innanzitutto, dai disegni con i volti rugosi e scavati, e
dalle promesse in copertina relative ai contenuti che le pagine
sembravano pronte a mantenere...
E
lo confermo, lo hanno fatto.
La
storia è una sorta di lungo e lirico esame di coscienza: per
affrontare un lutto (quello del fratello, morto in Tibet) e la
rinuncia ai propri sogni determinata dalla prigione dorata – che
magari proprio dorata non è – che ci siamo costruiti da soli, di
solito senza quasi accorgercene, attraverso paure, rancori, illusioni
e autoindulgenza verso noi stessi.
Un
tema non facile, che in ogni momento rischia di scivolare nella
banalità, ma non lo fa grazie alla delicatezza e alla sincerità con
cui viene narrato. E a questo montaggio un po' onirico, che procede a
brani, avanti e indietro, seguendo il ritmo balzano della coscienza
più che del divenire, che alterna note musicali a pennellate
digitali, talvolta dolenti, talvolta rabbiose, che poi si
ricompongono delineando un quadro complesso e stratificato, fatto di
solitudini e riflessioni, di impennate e accenti surreali, in cui
sono importanti anche i silenzi e gli spazi tra una vignetta e
l'altra...
Il
nostro protagonista, Sergio, è un tassista che aveva i numeri per
sfondare come musicista (e infatti, pur se “inudibile”, anche la
colonna sonora è importante), ma vi ha rinunciato quando il fratello
è partito per il Tibet, circa dieci anni fa... Adesso Sergio,
muovendosi in una Napoli che sembra corrispondere alla proiezione
spaziale del suo stato interiore, tra immondizia e scorci mozzafiato,
raccoglie le confidenze dei suoi passeggeri, brandelli di vite altrui
di cui può intuire solo qualche indizio (e che spesso vorremmo
approfondire), e intanto scruta dentro se stesso, attraverso di loro,
confrontandosi con ciò che è stato, con ciò che avrebbe potuto
essere e con ciò che non è... e con il ricordo dell'amato fratello,
più saggio e coraggioso di lui.
La
vita che ci racconta Sergio, quindi, è principalmente la loro, ma è
come se sul taxi ci fossero anche frammenti di noi, perché tutti
portano con sé ombre con cui prima o poi devono fare i conti...
E
dunque, qual è il segreto della felicità?
Vivere,
anziché limitarsi a esistere...
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