IL
DOLORE, LE OMBRE, LA MAGIA
di Banana Yoshimoto
Sapevo
che si tratta di una tetralogia (nella fattispecie intitolata “Il
Regno” di cui questo è il secondo volume), ma non pensavo che
tornassero gli stessi personaggi. E' vero, di norma nelle tetralogie
funziona così, ma non necessariamente, e, chissà perché, io
immaginavo che qui il legame tra un volume e l'altro fosse più
labile.
A
livello concettuale, per esempio, o per analogie contenutistiche...
Invece
“Il dolore, le ombre, la magia” inizia esattamente da dove
termina “Andromeda Heights”. Le tematiche cambiano leggermente,
pur restando sostanzialmente le stesse: ora Shizukuishi deve
adattarsi alla lontananza dal caro amico Kaede, anziché da quella
della nonna, peraltro sempre presente nei suoi pensieri, mentre la
storia placida e serena con il suo fidanzato progredisce e la
dedizione verso la natura, e i cactus in particolare, continua...
Invero,
c'è ancor meno movimento che nel primo romanzo (la cui conclusione,
tra l'altro, come spesso capita con la Yoshimoto, era piuttosto
scioccante e inaspettata), ma resta la suggestione di fondo tipica di
questa scrittrice, il suo stile scorrevole e tranquillo, che si
mantiene tale anche quando si affronta la sofferenza, di qualunque
genere sia.
Seguiamo
allora il flusso di coscienza della protagonista, le sue riflessioni,
su se stessa e sugli altri – che siano le persone in generale, o
Kaede e Kataoka (il ragazzo di lui, piuttosto burbero e acidello, ma
fondamentalmente buono) – e soprattutto il suo percorso di
maturazione interiore.
Shizukuishi,
infatti, acquisirà sempre di più la capacità di accettare la vita
e le sua piccole asperità, il prossimo e se stessa, divenendo sempre
più indipendente e sicura di sé.
Complessivamente
non è uno dei libri migliori dell'autrice. Più volte ho ribadito
quanto la Yoshimoto tenda e ripetersi e replicarsi, ma trovo che
questo secondo volume sia abbastanza superfluo in tutti i sensi
possibili (ma forse la colpa è anche mia, che ne ho letti due di
seguito).
Banana Yoshimoto nella caricatura del nostro vignettista
Ugualmente
leggerlo non mi è dispiaciuto: è stato bello ritrovare personaggi
già conosciuti, e, come sempre, ho apprezzato l'atmosfera di calma e
sensibilità in cui mi sono sentita immergere.
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