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giovedì 26 febbraio 2015

Raccontino non ancora “Malato”


Bu! Oggi, a sorpresa, ecco a voi un breve racconto scelto tra quelli scartati per un'eventuale prossima raccolta di “Raccontini Malati” (cui sto meditando forse per il 2016...):
 
La prova dell'esistenza di Dio

(Dio in un disegno del vignettista spagnolo L'Avi)
 
Non sempre il Processo di Rieducazione riesce, ed è per questo che a volte il Leader (mi inchino al Suo nome) ci mette alla prova. Lo fa per noi, per il nostro bene: essere ammessi nella Setta è un onore, ci consente di celebrare i Riti, di prestare il nostro lavoro per il Dio, di venerarLo e amarLo e pregarLo, ma bisogna meritarselo, e la devozione deve permanere. Non sono importanti le privazioni a cui ci sottoponiamo: ci conducono solo più vicini alla Santità. Il Leader (mi inchino al Suo nome) lo sa, per questo è così severo con noi. Perché ci ama.

Oggi ci ha convocati e ha chiesto chi tra noi volesse offrirgli la prova empirica dell'esistenza del Dio. Siccome nessuno si proponeva come volontario, il Leader (mi inchino al Suo nome), nella sua immensa magnanimità, ha provato a stimolarci: «Chi risponde con saggezza riceverà un premio», ha detto. «Quello che vorrà.»

Si è fatto avanti il Confratello Diciassette, si è schiarito la gola e ha annunciato:«Se do la risposta esatta voglio l'accesso ad Internet per un mese. Illimitato e senza condizioni.»

«Sia», ha sorriso il Leader (mi inchino al Suo nome). «Chiedi molto: il tuo desiderio contravviene alla Regola n. 23. Ma se rispondi correttamente ti sarà concesso.»

E Diciassette ha azzardato: «L'Arte è la prova. Perché è creativa, eterna e va oltre il singolo. Se il Dio non esistesse non si potrebbero produrre opere d'arte.»

Il Leader (mi inchino al Suo nome), magnanimo, ha sorriso della sua stoltezza: «L'arte è opera dell'uomo», ha osservato. «Dio non c'entra. Dovrai essere punito. Non mangerai. Né oggi, né per il resto della settimana.»

Il Confratello Diciassette ha annuito, mesto. Ma non è una punizione grave la sua, il Leader (mi inchino al Suo nome) è buono e giusto, e il premio succulento.

Anche il confratello Settantanove si è offerto di tentare: «La bellezza della Natura è la prova», ha azzardato. «La vastità del mare, la perfezione dei corpi, la vertigine dei monti...»

«Che cosa vuoi se hai detto il vero?», lo ha interpellato il Leader (mi inchino al Suo nome) con voce suadente.

«Giacere con la consorella Trentadue. Lei non mi brama, ma se tu la obbligassi...»

A Trentadue, che è bella e giovane, laddove Settantanove è vecchio e pustoloso, è sfuggito un gemito e i suoi occhi si sono allargati per il terrore.

«Purtroppo hai sbagliato», ha sorriso il Leader (mi inchino al Suo nome), comprensivo. «Non scorgo il nesso causale tra Dio e la Natura, e quindi questa non può costituire una prova empirica della sua esistenza. Però sei stato coraggioso: terrò conto del tuo desiderio per il futuro», ha assicurato, generoso, guardando Trentadue dritta in faccia e gustandosi la sua espressione sconvolta. «Però, Settantanove, anche tu meriti una punizione... Rompetegli un dito! Anzi, rompetegli il polso!», ha ordinato ai Confratelli della Guardia, quelli deputati di eseguire le sue sentenze. «Naturalmente», ha precisato ancora il Leader (mi inchino al Suo nome), sempre rivolto a Settantanove e sempre sorridendo, «questo non ti esenta dall'assolvere i tuoi compiti.»

Settantanove, riconoscente, ha teso il braccio alla Guardia affinché proceda. Ma non è dispiaciuto, non troppo. In fondo gli è andata bene.

Ed è a questo punto che decido di farmi avanti io. «Tu sei il Dio», mormoro rispettoso e genuflesso. «Sei il Primo Confratello, hai potere di vita e di morte su di noi, e sei misericordioso e compassionevole.»

«Bravo, Due», mi loda il Leader (mi inchino al Suo nome), compiaciuto. «Hai risposto bene. Dimmi che cosa vuoi.»

Io esito, tentenno. Il mio cuore accelera. «Lasciami libero», lo prego. «Ho risposto correttamente, lo hai riconosciuto. Restituiscimi i miei beni e lasciami libero. Per favore.»

Il Leader (mi inchino al Suo nome) ride, la bocca ampia, lo sguardo divertito: «L'hai detto tu, Due. Sono Dio. Indi posso fare quello che voglio, anche infrangere le promesse... Spezzategli le gambe, così che non sia più tentato di fuggire!»

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