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mercoledì 18 febbraio 2015

Sapide stilettate e riflessioni profonde


IL DANNO
di Josephine Hart
 
 
Quello che ha subito lei, Anna, la protagonista. Quello che le è stato inferto e l'ha fatta marcire da dentro, rendendola quello che è. E quello che a sua volta infligge. Perché è come se fosse infettivo e destinato a propagarsi.

E si propaga, infatti. A te.

Un danno tremendo e solo parzialmente previsto.

Alla tua vita, a quella dei tuoi figli, di tua moglie...

Un danno a tutto ciò a cui hai tenuto finora (o, più esattamente, a ciò a cui avresti dovuto tenere, ma che in realtà non ti interessava abbastanza, passandoti accanto, anziché tangendoti davvero).

Oppure, si potrebbe dire superficialmente, semplicisticamente e in modo parzialmente erroneo, una storia di corna e di passione, che ridefinisce le tue priorità e fa luce sul vuoto sospinto con cui hai sempre convissuto. Un caso di colpa cosciente, in cui hai ritenuto, sbagliando, di poter correre il rischio... O del cui rischio, in realtà, non ti sei veramente avveduto perché l'ebbrezza ti divorava e a cui ad ogni modo, anche volendo, non ti saresti potuto sottrarre. Perché tu eri tu, e lei era lei. Ed era inevitabile. Nemmeno tornando indietro avresti potuto farci niente, perché non ci avresti creduto.

Oppure, chissà, forse sì, se avessi saputo in anticipo.

Perché, invero, non è una qualsiasi storia di corna, questa.

No.

Ahimè, è una di quelle tragiche, con “più implicazioni del normale”, come accadeva nell'antica Grecia, quando si amava e quando non si amava. E' una di quelle che travolgono tutto e tutto fagocitano, lasciando ferite perpetue e insanabili. Come per Mirra, come per Edipo.

L'adulterio, infatti, si consuma tra il padre e la sua futura nuora.

E non importa se l'uomo ha cinquant'anni suonati ed è apparentemente realizzato e vincente: lei è irresistibile, fatale, e lo domina sessualmente e psicologicamente. E lui, dal canto suo, prima di oggi ha condotto una vita di finzioni.

Niente male, dunque.
 
Josephine Hart, nella caricatura del nostro vignettista

Poco importa se tu odi i personaggi e sei tentato di puntare il dito (ma se lo fai o no dipende dalla tua sensibilità). Poco importa che ti susciti indignazione, nervosismo o ansia. Il bello è anche questo, perché il romanzo ti scuote, ti urta. Ti chiarifica alcune cose e ti sbarazza di altre, illusorie. Ti spiega certi meccanismi, ti illustra a che cosa portano, analizzandoli.

Una trama torbida, feroce e ben scritta, cosparsa di sapide stilettate e riflessioni profonde. Ma che non si esaurisce in questo. Perché non conta il sesso, ma la sue conseguenze. E sono gravi, tragiche, e ci sfuggono di mano.

Un romanzo magnificamente distruttivo.

E costruttivo per reazione.

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