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giovedì 25 giugno 2015

Il colore della guerra

CADUTA LIBERA
di Nicolai Lilin


Secondo romanzo della “Trilogia Siberiana”, purtroppo meno appassionante del precedente, lontano da quel luogo incantato che è l'infanzia...
Kolima è maggiorenne, costretto a scontare il servizio militare, e viene forzosamente arruolato tra i Sabotatori, il gruppo più libero, ma anche quello più “duro”, sotto la capace supervisione dell'impavido e diversamente disciplinato Maggiore Nosov.
Non ci sono più, dunque, i personaggi che abbiamo conosciuto in “Educazione Siberiana” e nemmeno la Transinistria o la subcultura criminale.
Resta, invece, l'odio per il Governo, seppur rappresentato in modo differente e con altre accezioni, meno estreme, il senso frustrante di ingiustizia, e restano quel senso di comunione e fratellanza e un codice morale ferreo, seppur in qualche modo slegato dalla realtà comune.
In effetti, le tematiche, con le debite modifiche ed evoluzioni, rimangono pressoché le stesse, ma la storia ci viene narrata in modo assai più lineare...
Alcune cose, tuttavia, si smarriscono, come i tatuaggi...
Nel complesso una lettura piacevole, fluida, senza grandi picchi emozionali e con troppi momenti di stasi, che intrattiene, assesta qualche scossa, ma non resta impressa in modo indelebile.
Ci mostra, però, il colore della guerra (il riferimento è al conflitto con la Cecenia), i topi tra le vesti dei cadaveri, la perenne paura della morte, il soffio delle pallottole, e ci insegna dove conservare le granate affinché non ci esplodano addosso se ci troviamo nel posto sbagliato nel momento sbagliato...
Non è un romanzo privo di motivi di interesse, dunque, e a suo modo fa compagnia. Ma a tratti è monotono, didascalico, quasi documentaristico, e, a differenza di altri, non ci cambia, non ci illumina di immenso, non ci porta oltre l'arcobaleno o nel cuore del protagonista.

Che ascoltiamo volentieri, ma di cui non accusiamo la mancanza dopo l'ultima parola.

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