L'IMMEMORE
BRANO TAGLIATO N. 1
Ho
già annunciato che avrei tagliato alcuni brani per snellire il
romanzillo e che li avrei salvati come “contenuti speciali”.
Questo
no. Questo sta qui e basta.
Lo
ammetto in tutta onestà: è perchè è banale, approssimativo e
senza mordente, e lo avevo già rimosso alla seconda stesura (non
alla trecentomillesima come gli altri). Però buttarlo via e bon mi
dispiaceva, soprattutto perché qui instillo il dubbio sul perché le
Aree di Sosta in cui i Gaumont-Mercier si incontrano con i Clan delle
Concessioni limitrofe siano di fatto disabitate. Perciò, voilà.
Dasaret
e Sazan sono i figli pressoché ventenni di Adamat Gaumont-Mercier
(l'Ambulante già conosciuto in “Corpi Nudi”), mentre a parlare
in prima persona è Gaëlle,
la protagonista de “L'immemore”. L'immemore, appunto. Una ragazza
che ha perso la memoria a causa dello scoppio di una mina e che da
qualche tempo viaggia con loro, proviene dalle Spelonche e ha un
rapporto vagamente conflittuale con i due fratelli.
Dopo
cena Dasaret e Sazan mi hanno raccontato una storia, sostenendo che
non è frutto della loro fantasia, ma “agghiacciante verità”, e
che hanno voluto mettermi in guardia per la mia sicurezza.
«Certo»,
ho sogghignato io. «Credibilissimo.»
I
due si sono prodotti in un'espressione offesa, carica di sdegno e
rincrescimento. Un paio di secondi dopo mi hanno concesso il loro
perdono e hanno iniziato. «Ebbene...»,
hanno proclamato solenni a gran voce, «nel luogo in cui siamo
diretti, quello in cui
i Gaumont-Mercier e i Tritignant si incontrano abitualmente, non c'è
nulla, solo rovine dimenticate e un'atmosfera di desolazione. Eppure
accanto passa la strada principale ed è prossimo alla Costa...
Parrebbe il posto ideale per edificare un villaggio. Dunque? Perché
solo macerie? Perché nessuno ha ricostruito utilizzando il materiale
a disposizione?»
«...Durante
l'Apocalisse vi si è svolto un episodio cruento che ha coinvolto dei
civili presi in ostaggio e assassinati dal nemico come rappresaglia.
Donne, bambini, vecchi... »
«Massacrati
in modo orribile: con i cervelli spappolati, le membra tronche, gli
arti squartati...»
«La
terra ha bevuto il loro sangue e ne è rimasta impregnata...»
«Quale
nemico?»,
li ho interrotti io.
«Non
lo sappiamo»,
ha detto Sazan con fare misterioso. «Se
ne è persa la memoria...»
«In
base a quel
che si tramanda potremmo essere noi il nemico...»,
ha precisato Dasaret, massaggiandosi il mento. «Gli abitanti della
Costa.»
Sazan
ha concordato: «Si
ignora quali siano stati gli esiti della
Guerra e così quando o per quale motivo sia stata combattuta...»
«Quel
che è certo è che nello spiazzo in cui stazioniamo con i carrozzoni
vagano le anime inquiete delle persone uccise...»
«A
noi è già capitato di vederle. E pure alla nonna...»
«Prima
li senti battere sul legno dei carri...»
«Tre
colpi in sequenza, regolari, ravvicinati...»
«Poi
altri tre...»
«Significa
che sono in procinto di manifestarsi, ma non hanno buone
intenzioni...»
«Alla
nonna hanno cercato di mangiare i capelli! E anche tu li hai belli
lunghi...»
«Sono
molto arrabbiati. Lo sarebbe chiunque fosse stato ammazzato in quel
modo, con odio e sadismo...»
«Possono
accontentarsi di lanciare grida, ma a volte si materializzano, e si
mostrano a te come sono...»
«MOOOOOORTIIIIIII!»
hanno urlato contemporaneamente, mentre Balshe li apostrofava di non
svegliare i bambini.
Io
ho applaudito, entusiasta: erano stati bravi. La storia era
abbastanza banale, quasi di repertorio, ma l'avevano interpretata
bene, in modo teatrale, avvicendandosi con grazia l'uno all'altro
senza rubarsi la scena.
«Grazie...»,
ha risposto Sazan, deluso.
«Non
ti sei spaventata, eh?», mi ha interrogata Dasaret.
Io
ho abbozzato un sorriso.
Non
so se il racconto abbia davvero una base di verità, e in fondo
nemmeno mi interessa. Non sono superstiziosa e non credo agli
spiriti. Ma mi è piaciuto ascoltarlo.
Adesso,
alle Spelonche, è tempo di Raduni.
Anche
a rileggerlo, è proprio da tagliare...
Va
mu, baci!
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