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martedì 9 giugno 2015

Il RACCONTO DI DASARET E SAZAN


L'IMMEMORE BRANO TAGLIATO N. 1

 
 
 
Il RACCONTO DI DASARET E SAZAN

 
Ho già annunciato che avrei tagliato alcuni brani per snellire il romanzillo e che li avrei salvati come “contenuti speciali”.

Questo no. Questo sta qui e basta.

Lo ammetto in tutta onestà: è perchè è banale, approssimativo e senza mordente, e lo avevo già rimosso alla seconda stesura (non alla trecentomillesima come gli altri). Però buttarlo via e bon mi dispiaceva, soprattutto perché qui instillo il dubbio sul perché le Aree di Sosta in cui i Gaumont-Mercier si incontrano con i Clan delle Concessioni limitrofe siano di fatto disabitate. Perciò, voilà.

Dasaret e Sazan sono i figli pressoché ventenni di Adamat Gaumont-Mercier (l'Ambulante già conosciuto in “Corpi Nudi”), mentre a parlare in prima persona è Gaëlle, la protagonista de “L'immemore”. L'immemore, appunto. Una ragazza che ha perso la memoria a causa dello scoppio di una mina e che da qualche tempo viaggia con loro, proviene dalle Spelonche e ha un rapporto vagamente conflittuale con i due fratelli.



Dopo cena Dasaret e Sazan mi hanno raccontato una storia, sostenendo che non è frutto della loro fantasia, ma “agghiacciante verità”, e che hanno voluto mettermi in guardia per la mia sicurezza.

«Certo», ho sogghignato io. «Credibilissimo.»

I due si sono prodotti in un'espressione offesa, carica di sdegno e rincrescimento. Un paio di secondi dopo mi hanno concesso il loro perdono e hanno iniziato. «Ebbene...», hanno proclamato solenni a gran voce, «nel luogo in cui siamo diretti, quello in cui i Gaumont-Mercier e i Tritignant si incontrano abitualmente, non c'è nulla, solo rovine dimenticate e un'atmosfera di desolazione. Eppure accanto passa la strada principale ed è prossimo alla Costa... Parrebbe il posto ideale per edificare un villaggio. Dunque? Perché solo macerie? Perché nessuno ha ricostruito utilizzando il materiale a disposizione?»

«...Durante l'Apocalisse vi si è svolto un episodio cruento che ha coinvolto dei civili presi in ostaggio e assassinati dal nemico come rappresaglia. Donne, bambini, vecchi... »

«Massacrati in modo orribile: con i cervelli spappolati, le membra tronche, gli arti squartati...»

«La terra ha bevuto il loro sangue e ne è rimasta impregnata...»

«Quale nemico?», li ho interrotti io.

«Non lo sappiamo», ha detto Sazan con fare misterioso. «Se ne è persa la memoria...»

«In base a quel che si tramanda potremmo essere noi il nemico...», ha precisato Dasaret, massaggiandosi il mento. «Gli abitanti della Costa.»

Sazan ha concordato: «Si ignora quali siano stati gli esiti della Guerra e così quando o per quale motivo sia stata combattuta...»

«Quel che è certo è che nello spiazzo in cui stazioniamo con i carrozzoni vagano le anime inquiete delle persone uccise...»

«A noi è già capitato di vederle. E pure alla nonna...»

«Prima li senti battere sul legno dei carri...»

«Tre colpi in sequenza, regolari, ravvicinati...»

«Poi altri tre...»

«Significa che sono in procinto di manifestarsi, ma non hanno buone intenzioni...»

«Alla nonna hanno cercato di mangiare i capelli! E anche tu li hai belli lunghi...»

«Sono molto arrabbiati. Lo sarebbe chiunque fosse stato ammazzato in quel modo, con odio e sadismo...»

«Possono accontentarsi di lanciare grida, ma a volte si materializzano, e si mostrano a te come sono...»

«MOOOOOORTIIIIIII!» hanno urlato contemporaneamente, mentre Balshe li apostrofava di non svegliare i bambini.

Io ho applaudito, entusiasta: erano stati bravi. La storia era abbastanza banale, quasi di repertorio, ma l'avevano interpretata bene, in modo teatrale, avvicendandosi con grazia l'uno all'altro senza rubarsi la scena.

«Grazie...», ha risposto Sazan, deluso.

«Non ti sei spaventata, eh?», mi ha interrogata Dasaret.

Io ho abbozzato un sorriso.

Non so se il racconto abbia davvero una base di verità, e in fondo nemmeno mi interessa. Non sono superstiziosa e non credo agli spiriti. Ma mi è piaciuto ascoltarlo.

Adesso, alle Spelonche, è tempo di Raduni.



Anche a rileggerlo, è proprio da tagliare...

Va mu, baci!

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