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lunedì 8 giugno 2015

Una piacevole sensazione di tranquillità

GESHWA OLERS E IL VIAGGIO NEL MASSO VERDE
di Fabrizio Valenza


Non amo i romanzi dalla trama lineare e purtroppo questo non fa eccezione: anzi, è davvero il più lineare dei lineari, sin quasi all'imbarazzo, come se si seguisse un non-schema, o persino una mappa, piuttosto che il filo di una storia. E tutto è scontato, tutto è prevedibile, ed evidentemente studiato a tavolino, senza che la trama si ribelli, faccia bizze o impennate, come di solito accade quando si dà libero sfogo all'immaginazione... Ci manca solo che ogni giorno ci vengano descritti i pasti del protagonista (non ci siamo troppo lontani).
L'impressione, poi, è accresciuta dalla banalità del racconto, che attinge a piene mani a tutto ciò che nel fantasy è già sentito e abusato (in particolare, non se ne può più del giovane protagonista prescelto e ignaro), tanto che l'impressione è che proprio non succeda niente. Persino l'incontro con la Fada, che comunque un minimo di fascino ce l'ha, sembra preso pari pari da un dizionario del Piccolo Popolo...
Neppure i personaggi si salvano: Geshwa è piatto e noioso, e tutto gira attorno a lui, in funzione di lui. Altro elemento, questo, che contribuisce alla monotonia generale.
Tuttavia...
Il libro non è spiacevole da leggere. Per niente.
Forse all'inizio, per la pedanteria dei “preamboli”, e gli apparati alla fine, per il frasario ridondante.
Per il resto, però, lo stile dell'autore è squisitamente fluido, con un linguaggio non troppo ripetitivo (benché ogni tanto qualcosina gli scappi) e alcune descrizioni davvero belle, specie per quanto attiene alle ricostruzioni paesaggistiche. Infonde nel lettore una piacevole sensazione di tranquillità, di pigro relax, che lo trascina fuori dal tempo, sia pure in una sospensione immota...
Anche il mistero legato ai veti e alla diffidenza in ordine alla magia – vista negativamente – è interessante, per quanto poco approfondito... Ma questo romanzo è il primo di un'eptalogia, quindi è possibile che nel prosieguo la questione acquisisca importanza e che persino la trama riesca a decollare.
Non lo so.
E probabilmente non lo saprò mai, perché, anche se nel complesso assegno al primo tomo un giudizio più che sufficiente, non mi viene voglia di scoprirne la continuazione.

Peccato.

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