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venerdì 3 luglio 2015

Clint Eastwood è figo come non mai

IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO
di Sergio Leone
(1966)


Pietra miliare del Cinema Western, capitolo finale della “Trilogia del Dollaro”, sin dal titolo rivela come i parametri semantici del West siano relativi, dal momento che pure il Buono, tanto buono non è: piuttosto vive di truffe e, semplicemente, non è spietato e amorale come gli altri, Tuco (il Brutto) e Sentenza (il Cattivo), il quale, a sua volta, non è più malvagio del Brutto, ma solo più infido ed intelligente...
Che dire che non sia già stato detto? Probabilmente nulla.
E' una pellicola di culto, fatta di campi lunghi che si alternano a inquadrature dettagliate, di sguardi in cui ogni parola è superflua, e dunque non viene pronunciata, e di silenzi, anzi di bellissime musiche, quelle di Ennio Morricone, che trasudano personalità e... ironia, talvolta.
Un film dove la violenza regna sovrana e gratuita, ma senza indulgere nello splatter (Tarantino non era ancora arrivato), i personaggi sono anti-eroi votati al denaro e alla sopravvivenza, le mosche imperversano e il sole picchia e disidrata...
Percorso da una sorta di umorismo sornione e beffardo, a tratti risulta quasi divertente, più spesso è mitico, leggendario, improntato alla magnificenza eterna. Per tacere del fatto che Clint Eastwood, il Buono, è figo come non mai (non per niente, è a lui che King si è ispirato per il personaggio di Roland), senza nome, detto “il biondo”, come se questo fosse sufficiente a definirlo, con la mira infallibile (quando vuole) ed il sigaro perennemente in bocca... Eppure non è un dio sceso in terra, né è più duro degli altri. Come osserva Sentenza (in rapporto a Tuco), però è più furbo (e più elegante e compassionevole)...
E grazie al cervello (e alla fortuna) riesce a scamparla persino quando sembra impossibile...
Tuco (Eli Wallach), invece, è una bestia sciamannata e la carrellata di reati che gli vengono attribuiti non basta a riassumerne la personalità, eppure... eppure, in un imperscrutabile modo malato, il ragazzo fa simpatia...
Sentenza (Lee Van Cleef), infine, dallo sguardo insinuante che ti crocifigge, è paragonabile giusto ad un serpente... Tuttavia, hey, ci piace pure lui! Forse perchè, alla fin fine, volenti o nolenti, accettiamo anche noi le dure regole dell'West, oppure perché gli interpreti sono superlativi e pare che il ruolo di ognuno gli sia stato ritagliato addosso!
La faccenda più sorprendente, però, è la regia di Leone: per quanto incline a soffermarsi su qualsivoglia dettaglio, non è lenta, né datata, ed anzi ci permette di gustare ogni scena da molteplici angolazioni, scomponendola e ricostruendola in modo personale ed efficace. Magistrali la sequenza iniziale e... la conclusione! Il “triello” risucchia tutta l'aria nella stanza e la restituisce sotto forma di immagini... e il biondo, beh il biondo è il biondo!
Sullo sfondo la guerra di Secessione, che non è invasiva, ma fa colore ed è densa di significati e parallelismi con le azioni dei nostri protagonisti (se loro si divertono a rischiare la pelle e ad ammazzare, la guerra si riduce ad una vacua carneficina e le morti sono sempre tristi e inutili). Inoltre, nonostante il messaggio sia antebellico (specie con la storia del ponte), come mi ha fatto notare il MPM, i graduati dell'Unione si dimostrano alla fine delle brave persone...

Epico.

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